
Eh si, nuova stagione e nuove pedalate.
Ed un inizio cosi non me lo aspettavo di certo.
Ieri sera cena dei coscritti ma sono stata brava stavolta, niente abbuffata ma solo un piatto ed un litro d’acqua al posto del vino e, seppur con dispiacere, sono scappata a casa alle 11, abbandonando tutti gli amici e la festa ma la voglia di rimettermi in gioco, di pedalare era forte ed avevo già deciso di venire fino a Desenzano del Garda per questa gara del Csi.
Ed allora pronti via alle sette e mezza stamattina, col Dado di sempre a farmi compagnia.
Poco traffico ed una giornata stranamente serena visto il maltempo che ha caratterizzato tutto il periodo invernale fino ad ora, certo che il terreno sarà un pantano unico ma lo si sa, se scegli la mtb come sport, il fango ti è compagno come le pulci per i cani.
Eccolo in centro sportivo vicino all’ospedale, ci sono già le macchine di molti nel parcheggio e le facce sono quelle di sempre o quasi, qualche saluto ai giudici di gara che conosco da anni ormai e la solita prassi per l’iscrizione e ritiro del numero: 301.
Giù le bike dal furgone, ultimo controllino e vestizione d’ordinanza, fa freddo ma avremo tempo per scaldarci.
Il saluto di Charlie dei Sachesghingem e le sue battute scherzose, il saluto urlato di Natale, un ciao veloce a Giorgio e via per il giro di prova.
Cavoli se tira, uno saliscendi nervoso e molto fangoso ma bello, proprio bello e se lo dico io che sono una schiappa nel cross country ….
Piccolo problemino: non avevamo calcolato di metterci cosi tanto a fare il giro e ci siamo fermati pure con dei ragazzi che avevano bucato per tanto siamo arrivati al traguardo CHE ERANO GIA PARTITI TUTTI!!!! …..botto numero uno!
Oddio e adesso?
Via che si parte ugualmente ad inseguire il gruppo… inseguire magari è un po’ grossa anche perché dopo mica tanto mi passa il primo!
Ah andiamo bene.
Però non mollo ed anche se devo fare qualche pezzo a piedi mi piace stò percorso.
In alcuni punti faccio prima a piedi tanto è il fango ma poi su e giù ed ecco che mi ripassa il primo.
Che lumaca che sono ma non fa niente, va bene cosi, riesco anche a trovare il fiato per scambiare due battute con i giudici lungo il percorso e piano piano mi avvicino al traguardo ma poco prima, in cima alla collina, ho il tempo per intravedere il lago e delle barche a vela che si lasciano guidare dal vento; bello, sembrano farfalle posate sull’acqua.
Uno spettatore in cima ad una salita attira il mio sguardo: Roberto Zappa, il “nostro” dottore volante senza mtb! Da non credere quasi.
Ma dice che la stagione per lui inizierà più avanti, c’è ancora troppo fango e fa ancora troppo freddo. Alla prossima Doc ed un saluto ad Elena per favore.
Ultimo strappo, qualcuno mi incita e poi sento un clanc…. Ma non sono io, è uno dei ragazzi di testa a cui si spacca la catena e stava lottando per il secondo posto.
Non ci penso neppure un secondo, tant’è che sento le mie labbra aprirsi e dire: vuoi la mia bike?
Non servono parole per dire o fare altro: tolgo il numero e lui parte tutta birra con Valchiria e per un attimo sento un vuoto… la mia cavallina vola verso il traguardo senza di me ma so di aver fatto la scelta giusta: arrivare ultima non cambia nulla.
Dado mi sorride e credo mi abbia approvato anche col suo silenzio; al traguardo arriverò spingendo una bike non mia col numero di gara in mano.
Botto due: unica donna per cui prima per forza!
Recupero e do una pulita a Valchiria e vedo qualcuno sorridere e dirmi: ah però, bella cavallina la tua! Certo che è bella, qualche volta mia figlia mi da della matta scatenata e dice a suo padre: la mamma è giù che parla con la bike!!
Non è che le parlo, non sono cosi fuori, è che magari parlo da sola mentre le stò sistemando il cambio o oliando la catena ma gli altri non lo sanno ed allora pensano che parli con la mia bicicletta.
Va beh insomma, stà di fatto che la mia bici non stà in garage ma in lavanderia al caldo perché ho deciso che va bene cosi.
Ristoro e fetta di dolce, un cambio veloce ed aspettiamo la premiazione: uno stupendo mazzo di gerbere gialle ed arancio ed un grande sacco di carta con ogni ben di Dio dentro sono la parte “fisica” che mi porto a casa ma sono solo marginali rispetto a quanto mi resta dentro, quella parte intangibile di sensazioni, di gratificazione e di appagamento che mi danno la forza e la voglia di fare, di provarci ancora, di mettermi in gioco.
Le premiazioni vanno avanti ed io saluto con un “ciao ragazzi” e sono molti i visi che mi sorridono e mi chiedono: domenica a Verolanuova Kathy?
Si ci sarò.
Kathy Pitton