Un volantino come tanti altri che gira per casa, raccattato in giro da qualche parte non ricordo più dove, una curiosità che mi gira dentro come sempre e da li alla decisione di andarci passa un attimo.
Ieri sera alla cena dei biker del gruppo poi scopro che Beppe e Mauro ci vanno in bici per cui ci si mette d’accordo per l’orario di ritrovo in castello a Brescia e vado a dormire con la sveglia puntata alle sette del mattino.
La tosse non è ancora passata ma se mi copro bene non dovrebbero esserci problemi no???
Sveglia che trilla e ci metto un attimo a tirarmi assieme dopo il cotechino e la quaglia con polenta di ieri sera a cena, un caffè per svegliare il cervello e mi vesto da corridore stavolta, non da biker!
Da casa in città ci vuole una mezz’ora circa, su per la rampa che sale in castello da Via San Faustino mezza devastata dai lavori per la metro e parcheggio a bordo strada.
Ci sono un sacco di persone già vestiti da Babbo Natale che corrono in giro, fa cosi strano vederli ma poco dopo eccomi bardata esattamente come loro, cappello con pompon compreso ad aspettare i ragazzi che sono partiti da Bornato in bici.
Sbucano dalla rampa che sale lungo il castello, si iscrivono e in un attimo eccoli trasformati in Babbi pedalanti.
Il percorso si snoda nel centro storico della città. Basta seguire le frecce dipinte per terra ed i cartelli posti agli angoli della strada; mi accompagnano lungo il percorso fino al bivio lungo/corto dove li incito a partire per una pedalata seria stavolta, io arriverò prima o poi.
E’ cosi diverso il mondo della corsa a piedi rispetto alla bike, muscoli diversi che fanno un male dell’accidenti nonostante le migliaia di chilometri sui pedali ma si sa che sono due sport diversi e per tanto si deve accettare che l’allenamento di uno non sia valido per l’altra attività.
Si raggiunge il traguardo dalla parte opposta della partenza, lungo una lunga salita dal lato est del castello, attraverso un portale ed una scalinata in pietra lunghissima e ripida che non conoscevo, veramente bella da vedere, un poco meno da percorrere visto la stanchezza che mi attanaglia le gambe e la schiena e certo è che la tosse ed il raffreddore non aiutano di certo una performance più o meno sportiva.
Un goccio di the caldo ed un panino all’arrivo e sono pronta a tornare verso casa, scendendo lungo la rampa del castello fino a Piazza Arnaldo e seguendo la tangenziale verso il lago.Non sempre rispondo al cellulare quando guido ma stavolta l’ho fatto seguendo un istinto e la notizia datami mi ha rattristata non poco: Adriano mi avvisava che suo padre, Piero, era spirato al mattino.
Gli avevo fatto visita giusto il pomeriggio di ieri per portargli un piccolo presente per Natale, lo facevo ogni anno da sempre visto che era il mio padrino oltre che un carissimo amico di mio padre.
Aveva preso il “posto” di papà quando era morto, gli facevo gli auguri alla festa del papà ogni anno e mi prendeva in giro sempre per il fatto che, appena nata, gli avevo fatto pipì sui pantaloni….
Ora se ne è andato anche lui e spero che, finalmente, possa essere sereno.
Chissà magari esiste davvero un paradiso, un luogo dove si sta dopo la morte terrena e se cosi fosse mi piace pensare che sia li con mio padre a mandarsi a quel paese in furlan come facevano da vivi, o che faccia un giro di valzer con mia madre visto che entrambi amavano tantissimo ballare.
Ieri mi ha fatto un sorriso enorme quando mi sono avvicinata al suo letto e con un sussurro mi a detto: une busade frute….
Un bacio piccola…
E’ stato il suo addio, un addio tutto speciale, solo per me.
Solo per me perché lui capiva la mia voglia di correre, di andare, di fare perché io ero simile a lui. Lui sapeva, a differenza di altri, come mi sentivo dentro quando si fa di tutto per non pensare a quanto ti manca qualcosa o qualcuno, lui mi guardava e capiva e mi spingeva a correre e fare ancora di più… persè jo ai capit frute…..
Era il padre che non avevo più, un pezzetto di famiglia in terra straniera a cui rivolgersi in caso di bisogno, un porto sicuro in cui approvare in attesa che le tempeste si plachino.
E di nuovo un pezzetto di cuore mi è morto oggi.
Ma la ricchezza che ho sono i ricordi, i gesti che faceva, il sorriso che mi rivolgeva e l’abbraccio in cui potevo rifugiarmi ed i ricordi non me li può togliere nessuno.
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