25 febbraio, sei del mattino, sveglia che suona e mi ci vuole un attimo per ricordare il perché mi alzo cosi presto di domenica mattina….ah si, il Rally dell’Oglio.
Tra un po’ arriva Dado con il suo furgone, caricheremo le bike e via, cartina in mano, per raggiungere Casalmorano, Cremona…..non ho idea di dove sia.
La bike è pronta da ieri sera, aveva una gomma a terra, ora è ok. La sacca con le scarpe ed il casco, un cambio ed un paio di borracce e, in fondo, tre cioccolatini, quelli fanno bene all’umore.
Si parte.
C’è il blocco del traffico stamattina, le macchine in giro sono poche anche perché è piuttosto presto; si parla del piu e del meno mentre si viaggia e non penso alla gara, ai sentieri che , probabilmente , saranno fangosi…per di più inizia a piovigginare, speriamo smetta almeno un po’.
Si arriva in fretta, 40 minuti circa.
Il ritiro dei pettorali e dei pacchi gara, prepariamo le bici e noi stessi ma c’è tempo per un caffè, per due chiacchiere con quelli che , come noi, hanno rinunciato a dormire una domenica mattina per assecondare una passione, la mountain bike.
Anche se è solo una passione e l’agonismo lo lasciamo a quelli piu giovani, dentro monta una carica, quel qualche cosa che ti fa battere il cuore più velocemente e ti rende il respiro più corto…è la voglia di correre, la voglia di dare tutto ciò che si ha, di sentirsi “grandi” solo perché si arriva al traguardo.
Via, si parte!
Davanti a me un gruppone di ragazzi, quelli che corrono veloci per arrivare tra i primi, poi parto io, con calma, devo dosare le forze altrimenti le gambe non reggono fino alla fine.
Il terreno è duro, uno sterrato veloce e qua e là le pozzanghere da evitare, ma si viaggia, basta pestare sui pedali e non ascoltare il battito del cuore che si fa rapido ed il respiro che si accorcia.
Su e giù dagli argini, dentro e fuori dalla sabbia che sembra inchiodarti lì e non mollarti,poi ancora su e giù da argini ripidi come pareti con la bike in spalla.
Poi arriva il bosco, uno stretto sentiero che si snoda tra gli alberi che non ti lascia un attimo di respiro, non puoi perdere la concentrazione quando di traverso trovi tronchi da scavalcare e rami da evitare. Ma lo sguardo si perde al di là delle piante, va al fiume sottostante che scorre veloce a cui vorresti affidarti per arrivare prima.
Molti mi sorpassano, altri sono dietro a me, ci si passa la voce, ci si incoraggia…” dai che arrivi, dai…”.
E lo dico anche a me stessa “ …dai Ka, non mollare…”.
Mi raggiunge Dado, era nel gruppo successivo al mio e si continua assieme, fino al traguardo.
Lo passiamo assieme e ci diamo due pacche sulle spalle; il tempo? 1 ora e 40 minuti per 30 Km di sterrati. Non ho idea del mio posto in classifica ma non importa. Ancora una volta mi sono divertita, ancora una volta ho sentito il vento sulla pelle del viso e tra i capelli, ancora una volta ho passato qualche ora con i miei pensieri e con me stessa e mi piace cosi.
Forse non varrà nulla ma noi c’eravamo.
Kathy Pitton