domenica 19 aprile 2009
Vignalonga da maglia nera!!
Le colline di casa, quei filari di vite dove spesso mi sono fermata per guardare le poiane appollaiate tra i rami delle piante, le strade bianche dove da anni passo ed ascolto il fruscio dei copertoni sulla ghiaia e quelle salite dove il respiro si fa corto ed il cuore accelera fino a diventare un tamburo di guerra nel petto….casa mia.
Un angolo di mondo che non cambierei con null’altro, un orizzonte infinito dove far scorrere lo sguardo e perdermi nei pensieri che passano nella testa con la carezza del vento sulla pelle del viso….la mia Vignalonga è anche questo.
Ogni anno penso… “no non la faccio, è troppo dura” ma poi, ogni volta, mi iscrivo e mi metto in griglia e come va và ed è innegabile ormai che la voglia di pedalare ha il sopravvento sul resto.
Stamattina tutto pronto come sempre ma mancherà il compagno di viaggio di sempre, il mio amico Dado, anzi no, ci sarà comunque perché arriva a prendermi alle 7.30 ma non farà la gara in forma ufficiale ma come Bike Angel per me.
Non ne aveva voglia, non gli andava di iscriversi ma lo avrò accanto come sempre fino alla fine, una scorta speciale assieme a Francesco dell’organizzazione che farà la scopa in bike.
E non immaginate quanto mi piaccia l’idea di non avere la moto dietro che accelera e sbuffa ma la voce ed il viso di un amico che sa che in salita non valgo un accidente e che le discese troppo tecniche mi spaventano ma che, comunque, mi ha incoraggiato dall’inizio alla fine.
Ed inizia cosi una altra giornata in sella a Valchiria, nel mondo della mtb dove mi trovo cosi bene ed i visi conosciuti che fanno un sorriso ed un saluto è d’obbligo per tutti ed è piacevole sentirsi chiamare da Zaglio e sentirsi dire…”leggo i tuoi resoconti di gara…”.
In questo mondo in cui sono entrata in sordina, in punta di piedi anni fa e da cui faccio fatica a staccarmi anche se, ormai lo so, dovrò andarmene prima o poi come ciclista e rimanere come spettatrice, ma è cosi difficile mollare; ed allora attacco il numero 62 alla bike e via a scaldare le gambe su e giù dalla strada ma non voglio neppure esagerare perché la salita all’inizio è dura da matti per me e la conosco e so che devo tenermi le energie, già ne ho poche!
Una ragazza mi chiama e, finalmente, conosco di persona Marika con la quale spesso chiacchiero in rete su Facebook ed una parola tira l’altra e presto danno il via alla gara.
Ci si sgrana su per la salita ed alla torre di Adro inizia una specie di battaglia con le pietre, il terreno sdrucciolevole e la pendenza che non perdona…accetto anche una spinta dai ragazzi del Rodengo Saiano …su su finche riesco e poi piede a terra ed a spinta.
Ed incontro alcuni ragazzi a cui si è rotta la catena e che mestamente tornano verso la partenza, la loro gara finisce qua; poco dopo incontro anche Zambo con il copertone tagliato ma riesce a riparare in qualche modo con Francesco e riparte in salita dicendomi che farà il corto visto il tempo che ha perso…io avevo deciso ancor prima di partire di fare il corto, altrimenti non arrivo più.
Riesco anche a fare alcuni tratti in salita in sella ma su alcune pietre la ruota dietro scivola e cado malamente ed è forse un bene perché mi arrabbio e se poco prima avevo meditato il ritiro ora sono decisa ad arrivare a tutti i costi, ultima ma non mollo!!
Ed arriva la cima e la croce e la vista sul crinale è fantastica ma ora l’attenzione deve andare alla micidiale discesa tra le rocce dove scivolare è un attimo e piano piano scendo a valle; ma finita la parte rocciosa inizia il pantano vero, quel terreno tanto inzuppato d’acqua che risucchia scarpe e caviglie e si pattina e, come sempre, il pensiero del “ma chi diavolo me le fa fare ste robe qua” arriva e rido quasi da sola.
Dado fa strada, mi avvisa quando diventa particolarmente pericolosa ma comincio ad andare e , come dice Francesco, inizio la mia gara.
Passo davanti a casa e la voglia di infilarmi in garage è grande ma via sulla strada e verso la Riserva delle Torbiere e all’improvviso mi accorgo che non siamo sul percorso provato giorni fa ma veniamo deviati su altri sentieri che si conosco, ma che non facevano parte della gara! Sono tranquilla per il fatto che la scopa mi segue e se per lui è ok lo è anche per noi ma pare strana questa deviazione e presto mi rendo corto che per un qualche motivo stiamo deviando parte del percorso originario e ci avviciniamo alle Cantine Berlucchi tagliando quasi 10 km di percorso.
Non capisco ma continuo a pedalare e quando arrivo sul ponte della statale e mi dicono che il traguardo è a 5 km è quasi un sollievo, sono cotta…talmente cotta che quasi taglio la strada ad Ermanno dell’Agnosine….scusa scusa scusa scusa!
Vigne ed ancora vigne e la salita cementata della Ferghettina che taglia le gambe definitivamente, gli ultimi tornanti a piedi e giu nella strada sterrata fino in fondo ed il cartello che indica 500 metri all’arrivo mi sorride.
L’arco del traguardo lo passo ma non ho voglia di alzare il braccio stavolta, sono stanca, forse troppo.
Poi, come ogni singola volta, passa tutto, si ripone la bike sul furgone, una doccia fredda per lavare via il fango e cambiarsi, un panino e le chiacchiere con gli amici fino alle premiazioni ed è bello vedere i volti sorridenti di quanti hanno fatto di questo sport uno stile di vita.
E come ogni anno alla Vignalonga premiano le maglie nere e del percorso corto sono io: sono la maglia nera storica di questa gara e sinceramente ne vado orgogliosa perché essere ultima significa anche che io ero qua in griglia stamattina, che ho pedalato tre ore nel fango, che sono stanca morta ma che stò bene e che ho avuto la fortuna di essere circondata da un sacco di amici e da due angeli in bicicletta.
Se per voi è poco…beh, mi dispiace per voi!
Kathy Pitton
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1 commento:
Grande Kathy! Come sempre del resto, io sono per la MTB escursionistica, senza fretta! Sapere che Ti butti nelle gare a quel modo, facendo tutto il possibile (e l'impossibile!) per arrivare in fondo, beh... mi fa sentire piccolo piccolo!
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