La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 7 giugno 2009

Oltrepò Mtb Race: un disastro con risvolto gastronomico!

Se penso alla gara mi viene solo voglia di nascondermi sotto un tavolo ma se apro il frigorifero mi viene un sorriso grande cosi!
E si perché va beh andare in giro a pedalare, ed i risultati sono quel che sono, ma il bello di queste escursioni in giro sono un ottima scusa per imparare la cucina locale e perché mai privarmi di gustare le specialità delle varie zone d’Italia a casa con tranquillità?
Sarà meglio cominciare dall’inizio: Oltrepò Mtb Race, la trovo su di una rivista all’interno di un pacco gara e da li al decidere di farla passa un secondo e mezzo… fa niente se mi dicono “guarda che è dura…”, la farò piano e pace al risultato.
Montalto Pavese, Lombardia si ma ci vogliono due ore di macchina da casa mia e devo partire decisamente presto se voglio arrivare ad un orario decente, ritirare il numero con calma e , magari, bermi pure un caffè.
Certo che solo al guardare la strada che porta a questo paese arrampicato per stè colline penso che sarà dura da pedalare e non aiuta certo il mezzo disastro provocato dal vento di ieri, rami ed alberi spezzati, foglie e cartelli a bordo strada, cassonetti rovesciati, le raffiche devono essere state veramente forti per fare tutti questi danni.
Parcheggio facilmente, numero 291 e pacco gara ricchissimo e presto è ora di mettersi al lavoro con la bike che mi aspetta nel baule della macchina; monto le ruote e cerco di regolare e sistemare il cambio, un poco di olio e sembra tutto ok!
Due chiacchiere con Umbry dello Sculazzo team e con Paola ammirando il suo tatuaggio nuovo sul braccio e dopo un attimo è già ora di entrare in griglia: sono sola stavolta, nessun amico/compagno di squadra ad accompagnarmi ma di amici ne ho molti nel mondo della Mountain bike compreso Ugo de Creso, lo speaker che mi saluta e fa sorridere con le sue battute!
Ci avvisano che è quasi ora di partire e di fare molta attenzione alla prima discesa, veloce ma molto rovinata dalle intemperie…mai stato tanto vero un annuncio!
Salite ripide fin da subito e la mia “dolce” mole le paga essendo partita velocemente e la discesa ti invoglia a la sciar andare ma i trattori hanno segnato profondamente il terreno al loro passaggio ed i solchi sono profondi; la terra sembra sgretolarsi in sabbia grossolana e come tocchi i freni le ruote partono per conto loro.
In alcuni punti faccio veramente fatica a tenere Valchiria alle briglie e poco dopo pagherò la voglia di velocità: derapata, perdo il controllo e volo.
Poco male, atterro sul “soffice” ma poco dopo inizierà a gonfiarsi anche il ginocchio e la mia gara finirà al 12 km.
Pazienza, non mollo quasi mai ma questa volta è quasi inutile cercare di continuare: mi ero fatta indicare la Costa Pelata come la chiamano qua, praticamente il Gran premio della montagna e da dove sono sembra irraggiungibile; chiedo all’assistenza se possono riaccompagnarmi al traguardo ed in macchina arrivo nella zona arrivo.
Credo che il ritiro sia sempre uno smacco, personalmente è una sconfitta perché non mi piace mollare a ragion veduta credo sia stata la scelta migliore: il livido è proprio grosso ed il ginocchio avrà bisogno di un sacco di ghiaccio.
Cerco di non prendermela anzi riesco anche a sorridere quando Ugo mi intervista e gli dico che ci riproverò l’anno prossimo.
Un salto al pasta party che non funziona ancora e mi accontento di un panino e poi torno nella piazzetta del paese dove mi diverto tra bancarelle di formaggi, salumi, vino e miele del Pavese!
Una sinfonia di sapori da portare a casa e la borsa che caricherò poco dopo in machina sarà parecchio pesante, diciamo che è il mio premio di partecipazione alla gara, una specie di ricompensa per essermi alzata alle 5.30 stamattina e per aver fatto 400 km tra andata e ritorno e non aver neppure attraversato il traguardo.
Torno verso casa cercando di fare in fretta, ho fatto una promessa ieri sera a mia figlia e voglio mantenerla: essere a casa prima delle 16.00.
Riesco ad arrivare, cambiarmi e ritrasformarmi nella mamma in tacchi a spillo e rossetto ed andare al concerto per pianoforte, violino e chitarra dell’Accademia Monteverdi che lei frequenta e sentirla al suo primo concerto da solista e riuscirò anche a commuovermi a vederla là, sul palco, a vincere le sue paure e le sue ansie e suonare fino all’applauso che segna la fine della sua prova.
Questo ha trasformato la mia giornata un po’ cosi cosi in una giornata da podio perché si è vero che amo la mountain bike al di la di tutto ma ho un qualche cosa di molto ma molto più importante che mi aspetta a casa: Elsa.
Per qualche giorno mi leccherò i graffi e le escoriazioni ed ascolterò le sue tirate “ e mamma quando è che la pianti…. Guarda li se una signora deve avere le gambe tutte graffiate…..” sapendo benissimo che se non esco in bici per due giorni di seguito mi domanda se sono malata, se è tutto ok!
Non so ancora dove andrò la prossima volta ma da qualche parte mi troverete a pedalare.
Kathy Pitton

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