lunedì 6 settembre 2010
24h Val Rendena 2010
Ho pianto.
Una stretta al cuore ed un nodo alla gola, una tristezza infinita dentro per Lei che non c’è più ma la consapevolezza grandissima che io posso onorarne il nome ed il ricordo, pedalando con la stessa sua passione.
Ho avuto l’onore di conoscerla, anche se solo per poco ma ci sono persone che non si dimenticano mai, Franca è una di loro.
Ho volutamente iniziato questa storia alla rovescia, con l’ultima frase che ho scritto, quella che avrebbe dovuto chiudere queste pagine ma credo che in queste parole ci sia la sintesi stessa della mia 24h di Val Rendeva, un appuntamento immancabile ormai nel mio calendario mtb annuale, per la gara, per la gente e l’atmosfera, una festa che ti entra dentro e ti resta appiccicata addosso come miele.
Fino a poche ore prima della partenza ero insicura, stavo combattendo contro una bronchite che mi ha lasciato degli strascichi, una tosse spacca ossa e la febbricola che non voleva saperne di lasciarmi in pace; vado, non vado…..
Eppoi vado, non importa, il corpo guarirà prima o poi, non mi va di aspettare un altro anno fino alla prossima…..
Bike sul camper, tutto pronto o quasi ed alle sei di venerdì sera si parte per Strembo; arrivo, parcheggio in una delle tante porzioni di terreno dedicate alle squadre e di corsa alla festa pre gara, spiedo e polenta, musica e tanto di ballerine brasiliane… è si, perché in fondo la 24ore Cup altro non è che un immensa festa itinerante composta da camper, bike, ciclisti seri ed altri per caso, bambini che corrono e cani che abbaiano, musica e tanta, ma tanta allegria!
Il sabato mattina ci sono le solite pratiche burocratiche, chip da ritirare, pacco gara e numero di pettorale, sono Lady 7, solitaria per vocazione, ciclista per diletto e passione….
Chissà com’è ma l’ora della partenza arriva sempre velocemente, è ora di mettersi in piazza ed aspettare il via a suon di AC/DC e rivedere le facce amiche di sempre, i ragazzi del tandem ed il solitario Pino che vedo ogni volta nelle gare come questa; un abbraccio, una stretta di mano ed un in bocca al lupo, ci si vede lungo il percorso, sono cosi tante 24 ore da passare in sella.
E devi saper staccare la spina, la testa deve prevalere su tutto il resto, il corpo deve solo seguire le “direttive” del boss lassù, quella parte di te stesso chiusa in un casco….se spingi troppo non arrivi in fondo, se non bevi e non mangi finisci benzina e non arrivi più….
Chi non ha mai provato a mettersi in gioco come solitario non riesce a capire cosa sia davvero lo sforzo estremo, il portarti al limite massimo delle tue forze e resistere, continuare fino alla fine.
Il percorso è su per giù come lo scorso anno, prato, ciottoli, qualche pezzo d’asfalto e sterrato, le radici che, dopo passaggio su passaggio vedi ancor prima di arrivare, pietre che si sono smosse durante la gara che vedi spostate dai passaggi e cerchi di evitarle…e cosi avanti, per ore…..
Prima caldo, poi poco a poco il vento che rinfresca, cambi le maglie e ti copri, ti fermi per mangiare e bere, riparti… un susseguirsi di chilometri sotto le ruote e nelle gambe…..
Guardo gli occhi delle persone accanto al percorso di gara, ti osservano, commentano, a volte sorridono ma poco alla volta vedi le loro espressioni cambiare e dal considerarci dei pazzoidi su pedali si passa al pensare che siamo tosti, dei duri, un po’ miti ed un po’ eroi di un mondo parallelo fatto di fatica, sudore e tanta determinazione.
Conosco campioni che macinano 500 km p o più a gara col sorriso sulle labbra, arrivare e scendere dalla bike come se avessero fatto una passeggiata; conosco donne di puro acciaio come Lorenza ed Anna, Ily o Raffaella che, dopo 400 e più chilometri arrivano alle premiazioni con le unghie smaltate, un filo di rossetto e la mini gonna di jeans, più femminili di qualsiasi fotomodella su carta patinata, piccole donne dal corpo esile ma con una forza inarrestabile dentro.
Accanto a loro sono solo una piccola barca di carta che galleggia nel mare delle loro azioni ma sono orgogliosa di essere loro amica.
La notte tra sabato e domenica io ho dormito, al caldo, mentre loro pedalavano e solo alle 5 del mattino sono ripartita, due giri una sosta, altri tre ed un altra sosta, cosi avanti fino alle 12 ed all’arrivo accanto a Pino stanchissimo e svuotato dallo sfinimento.
Mi dispiace non averlo salutato alla fine, ci si vedrà alla prossima endurance.
Una doccia calda per lavare via fatica, sudore e stanchezza, che non se ne va mai in realtà, il pasta party in compagnia e le premiazioni.
Nonostante la mia appannata prestazione sono decima categoria Lady, mi chiamano sul palco e mi mettono una medaglia al collo, mi riempiono le mani di premi e le foto di rito…..
Ed è qua che Sandro Ducoli, patron della 24h e grande amico, parla appunto di questo Premio Franca Visintin 2010 , voluto dalla famiglia per ricordare la figlia endurancer scomparsa da poco e darlo in premio ad una persona “speciale”………
Tenacia?
Far play?
Non lo so ma quando ha fatto il mio nome mi è esploso il cuore dentro.
Ho pianto sul palco alla consegna, ho bagnato di lacrime le guance di Sandro quando mi ha abbracciata, non riuscivo a parlare quando, scesa dal palco, le persone presenti, ed erano centinaia, si sono complimentate con me.
Ho tenuto la mia targa abbracciata come se fosse (ed è) una delle cose più importanti del mondo, anche quando Lorenza mi ha detto: “mi piace come pedali, sorridi sempre…..”
Posso solo dire Grazie! A tutti.
Come ciclista valgo sempre poco ma la mountain bike è una passione vera e grande ed è la cosa più bella e gratificante del mondo per me.
Kathy Pitton
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