La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 29 gennaio 2012

Artù ed i cavalieri della tavola quadrata



Ma non il re però…ma un bellissimo cagnolotto compagno di Marina, amica di Barbara, conosciuta sabato sera alla camminata sotto le stelle di Borno, sotto una candida nevicata che ci ha accompagnato per le tre ore occorse per ultimare il percorso della ciaspolata.

Eravamo in sei, ed Artù ci ha prima annusati ben bene per capire se eravamo simpatici oppure no, ha deciso che dall’odore potevamo esser parte del suo branco e da allora è stato uno spettacolo vederlo correre avanti ed indietro, sul sentiero che da Croce di Salven ci ha portato fino al laghetto e poi su fin quasi all’Altissimo.

Ed è iniziata cosi una bella serata cominciata con uno dei tanti volantini raccattati qua e la, il metterci d’accordo per andarci assieme, partire alle tre e mezza del pomeriggio con le ciaspole al seguito e via verso la valle Canonica.
Il cielo era gia cupo dal mattino, dalla finestra dell’ufficio guardavo le gocce di pioggia scendere piano mentre su in montagna la neve imbiancava tutto.
In macchina si parlava del più e del meno come sempre, stretti nel grosso suv di Francesco che ad un certo punto decide di uscire dalla tangenziale e scendere a Pianborno…..
Il volantino diceva che questa camminata era organizzata dall’oratorio di questo paese ma la montagna era da un'altra parte e se si imposta il navigatore in modo sbagliato si fanno giri strani ma prima o poi si arriva.

Nell’iniziare a salire lungo la strada della Malegno Borno le gocce di pioggia si sono trasformate prima in nevischio e poi in una candida nevicata che copriva tutto.
Dal centro di Borno abbiamo continuato a salire fino alla Croce di Salven, parcheggiato sulla strada e continuato a piedi fino alla colonia dove abbiamo ritirato numero di pettorale e torcia come regalo, bevuto un caffè ed aspettato le sei, ora di partenza della camminata.
Una lunga strada, che in estate deve essere uno spettacolo da percorrere in mountain bike, ricoperta di neve, si snoda nel bosco salendo piano fino ai prati in cima alla montagna; l’attenzione da porre per le tante lastre di ghiaccio dove si scivola non poco visto che, da pirlotti, abbiamo lasciato le ciaspole in macchina pensando che tanto di neve ce ne sarà poca… alla faccia del poco.
Fintanto siamo stati sulla strada sterrata ok ma nell’uscire dalla copertura del bosco si sprofondava fino a metà polpaccio ed Artù qualche volta spariva del tutto all’interno di un qualche cumulo di neve! Ma quando non sprofondava era uno spettacolo sto batuffolo di cane, praticamente correva avanti ed indietro tra quelli che lui definiva i suoi compagni e dalle mie gambe correva a quelle di Francesco, poi di corsa fino a Barbara che apriva le fila per poi tornate, una bomba energetica concentrata in un tesserino di 10 chili scarsi.
Troppo forte.
Mentre risalivamo la montagna Francesco ed io abbiamo parlato di viaggi, di bici, di gare….il nostro mondo insomma.
E’ bello essere tra amici che condividono le tue passioni, capiscono ciò che provi e ciò che senti ma soprattutto quello che cerchi, quello che ti spinge ad andare e cercare nuove vie, nuove sensazioni ed emozioni, senza porti la solita domanda…perché lo fai……
In cima, dopo quasi un ora e mezza di camminata, il ristoro con i falò accesi, la musica di due zampognari, il sapore dolce del the caldo e del vin brulè e la squisitezza della Sfongada della valle, un dolce tipico buonissimo il cui sapore mi ricorda i dolci mangiati da ragazzina.
Una piccola pausa, ci si scalda alla luce del falò, si ascolta la strana musica delle zampogne e poi via verso la valle; si chiama Val Sorda, forse per il silenzio magico di questa notte in cui i suoni sono attutiti dalla neve che cade e tutto imbianca facendo si che le nostre tracce restino sul sentiero.
Non c’è tantissima gente, forse la neve che cade cosi copiosa ha fatto cambiare idea a molti ma per me è come magia pura.
Il silenzio, le fiaccole accese lungo il percorso, il fatto che resto volutamente indietro per non parlare e non sentire le voci di altri rende questo posto un luogo dove tornare, magari la prossima estate, in bike con la compagnia di qualche amico ciclista.
Dopo tre ore siamo nuovamente al rifugio, si torna alla macchina, ci si cambia e si scende verso il paese.
Siamo affamati e stanchi per cui la prima insegna è come una sirena che chiama a se e ci si ferma.
Si vede lontano un chilometro che abbiamo fatto una ciaspolata, siamo vestiti con pile e scarponi da montagna, abbiamo ancora il numero attaccato al collo e lo zaino in spalla ed abbiamo una fame del diavolo ed ecco che ci si accomoda attorno ad una tavola….quadrata però, non rotonda come vorrebbe la tradizione delle leggende Arthuriane.
Un ora passa tra i piatti tipici di questa Valle che si affaccia sul nostro lago, siamo a casa ma sembra un altro mondo, un oasi di silenzio parallela al nostro caos quotidiano.
Dopo cena si torna a valle quasi in silenzio, forse abbiamo assimilato un po’ di quel silenzio in Val Sorda e vogliamo portarlo a casa per tirarlo fuori quando ci servirà. Alle 23 sono nuovamente a casa, disfo lo zaino re ripongo tutto preparando al contempo un'altra borsa, le scarpette ed il casco… domani sarà un'altra storia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ti credo che stamattina a desenzano eri stanca........cavoli....