La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 20 gennaio 2013

4° Cross delle Torbiere



Iniziamo l’anno con il cross del Gliso, cioè l’intenzione era quella ma ci sono un sacco di ma…
Non si può certo pretendere che dopo 4 mesi di totale inattività una salti in sella e pedali mettendosi in gara ma l’incoscienza data dalla mia testa matta mi ha fatto comunque prendere questa decisione.
E pensare che giovedì scorso, con il sole, sono partita da casa con Valchiria per fare un mezzo giro ed ho desistito dopo 45 minuti perché mi sembrava di avere un carro di buoi attaccato alla schiena e non andavo avanti neppure a colpi di bestemmie figurati a pedalate e già li avevo pensato che, forse, era meglio che me ne stessi a casa.
Sono successe tante di quelle cose dallo scorso ottobre, una serie di problematiche che si sono rincorse l’una dietro l’altra senza lasciarmi più il tempo di pedalare, di nuotare, di andare in palestra, un ospedale dietro l’altro, medici su medici per cercare di capire cosa stesse succedendo a mia figlia ed ora che sono un pochino più tranquilla, solo un pochino, mi rimetto in pista sapendo perfettamente che non ne sono in grado ma se razionalmente la mia testa dice una cosa, il cuore ne fa un'altra ed eccomi alle sette del mattino a mettere la sacca e la bici in macchina, fare i pochi chilometri che mi separano da Clusane sotto un diluvio di acqua e nevischio, iscrivermi e ritirare il numero per partire comunque, solo per mezzo giro di lancio perché voglio respirare un po’ della mia aria, perché ho bisogno di sentite il “mio” mondo addosso.
La neve cade fitta mentre scendo dalla macchina ed in un attimo mi rendo conto di scivolare sull’asfalto bagnato con le scarpe da ginnastica e questo mi fa capire che sarà dura stamattina, giro o meno che io faccia.
Le facce che non vedo da un po’ sono tutte li, nella stanza dell’oratorio di Clusane, Laura ed Elena mi sorridono, Charlye mi abbraccia e mi sembra di non essere mai stata lontana da quest’aria di festa che trovo sempre alla verifica tessere.
La solita battuta di Gaioni quando mi consegna il numero, le frasi buttate li dai ragazzi mentre assieme guardiamo la neve cadere sempre più fitta con un suono sorso mentre cade a terra, pregna di acqua che inzuppa maglie e scarpe.
Preparo la bike, preparo me stessa, scambio qualche parola con un ragazzo che mi chiede una borraccia in prestito ed a cui cedo la mia volentieri, tanto io faro solo un pezzetto di percorso poi me ne andrò a casa e spero gli porti fortuna visto che è una di quelle della Roc in Francia… che bei ricordi quella settimana passata a pedalare in Costa Azzurra.
Arrivano Dado ed Alberto e mi prendono in giro, in fondo nulla è cambiato, siamo sempre i soliti matti in cerca di emozioni sui pedali.
Vedo Sarre infortunato e mi dispiace perché so quello che sente dentro,il non poter fare ciò che si ama rende nervosi ma guarirà presto e sarà nuovamente vincente, come ogni anno, cosi come Fabio, sorridente e gentiluomo che ha fatto della sua mtb un cavallo vincente.
Via che si parte e sprofondo nel terreno pesante, arranco nella neve e cerco di uscire dalle scie create dale ruote degli altri finendo in un metro di terreno con dei rametti e due mi finiscono nella ruota che, ovviamente si blocca, qualche metro a piedi e dalla strada scendo verso l’abitato ma mi fermo con i ragazzi a chiacchierare. Si a chiacchierare perché la mia gara finisce dopo 800 metri di gara.
Aspetto gli altri, li guardo passare, ne vedo alcuni cadere, tutti ricoperti da una patina di fango e neve, lividi dal freddo cosi come lo sono io.
E molti di quanti erano iscritti ma non sono partitimi dicono: tu almeno ci hai provato…..”
Natale mi ha fatto una foto, Sandrone mi ha preso gentilmente in giro ed all’arrivo di Pasquali al traguardo me ne sono andata verso casa, senza nessun rimpianto per non aver concluso qualcosa oggi.

La stagione è lunga, avrò tempo per rimettere chilometri nelle gambe e finire le mie gare tra gli ultimi come sempre ma a testa alta.

Stavolta va bene cosi e me lo conferma anche il sorrido di Elsa quando torno a casa perché il suo sorrido è quello che ora reputo più importante di tutto.

Alla prossima ragazzi.

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