La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 2 marzo 2008

Aironbike 2008


Scommetto che state pensando “ha sbagliato a scrivere…” e invece no! Aironbike è proprio il nome giusto, non parlo della piu famosa Iron Bike, quella è per i tosti alla Rambo, a me piacciono le cose un poco più tranquille e gli aironi sono bellissimi.
Ed allora, come al solito, rompo le scatole al compagno di viaggio preferito e via che si parte, un quarto alle sette del mattino, bike nel furgone e una tavoletta di cioccolata con la C maiuscola, sottolineata ed anche in grassetto visto che l’ho portata apposta per Dado da Lucerna, dalla chocolaterie più antica della Svizzera.
Destinazione Guastalla, Emilia Romagna, la zona di Don Camillo e Peppone tant’è che Brescello è li vicino.
Il sole si alza all’orizzonte e sembra una palla di fuoco, senza occhiali da veramente fastidio ma preannuncia una giornata stupenda ed un gran caldo.
Abbiamo fatto tutta la strada con la musica preferita di Dado, mica lo sapevo che era un appassionato di Elvis Presley, il re del rock’n roll…. Wow, non male come inizio di giornata.
Arriviamo e sistemiamo il furgone nel parcheggio con tanti altri, pettorali e chip da ritirare, un caffè al bar per far passare un po di tempo e stiamo a guardare dei mostri appesi alle pareti del bar: dei siluri impressionanti! Uno aveva una bocca tanto grande che avrebbe potuto ingoiare la mia testa e la signora del bar mi ha detto che quello era un esemplare piccolo! Alla faccia del piccolo dico io, se ti trovi di fronte un mostro simile batti tutti i record di nuoto pur di scappare.
Fa già caldissimo e sono solo le nove del mattino, decidiamo di vestirci leggeri, pantaloni corti e giacca estiva per ripararsi dal vento che, vi assicuro, aveva raffiche notevoli.
Via a far girare le gambe un pochino prima di metterci in griglia ed attendere la partenza delle dieci in punto.
Musica, vociare, il solito mondo colorato che non ti stanca e ti fa sentire a casa ogni domenica mattina.
Elena Zappa mi saluta e mi dimentico di complimentarmi con lei per il titolo italiano appena conquistato, lei è una tosta e vola sulle ruote grasse, io arranco un po’ ma arrivo, prima o poi…
Dai che si parte, strada sterrata veloce, argini del Po da seguire e gli occhi corrono al fiume che attraversa la nostra pianura Padana, immenso e maestoso. Non lo avevo mai visto da cosi vicino, è veramente bellissimo, e ci sono tantissime persone che pescano, che passeggiano e prendono il sole, un ragazzo in canoa risale a fatica la corrente e sembra una dura lotta tra lui ed il grande fiume…
Ci sono un sacco di cascine qua attorno ed alla memoria arrivano le scene dei film di Don Camillo e della sua tonaca svolazzante, di quell’Italia che non esiste più se non su vecchie pellicole ormai abbandonate, ma non credo verranno dimenticate.
I chilometri scorrono sotto le ruote ed un po’ la stanchezza si fa sentire; arriva la parte di gara con la prova speciale, un percorso tutto su e giù che ricorda molto il 4cross, una tecnica di corsa mtb dove 4 atleti si sfidano a tutta su dossi e discese.
Esco da quel tratto che sembro frullata a velocità doppia!
Ho parecchia sete forse anche per il fatto che il vento fortissimo solleva molta polvere, la sento tra i denti ed i capelli, negli occhi e sulla pelle ed il sole cosi caldo fuori stagione non aiuta di certo.
Passo il traguardo e mi fermo e guardo gli altri sfilare uno alla volta.
Aspetto Dado e mi toccherà farlo per quasi due ore con non poca preoccupazione tanto che , ad un certo punto, vado dall’organizzazione e chiedo piuttosto energicamente, che lo trovino! Sono io quella che va piano, ero preoccupata di brutto, stavano smontando tutto e di lui neppure l’ombra.
Ad un certo punto parte un quad alla sua ricerca e, poco dopo, riappare dicendomi che stava arrivando.
“Adesso lo mordo”! è il primo pensiero che mi passa per la testa ma poi, nel vederlo arrivare con il copertone avvolto attorno al manubrio ed una camera d’aria al collo non riesco a dire altro che “ ma che diavolo è successo”?
Ha bucato due volte! Dico io, una volta va bene ma due è proprio sfiga nera, cosi si è fatto gli ultimo otto chilometri a piedi con la bike in spalla.
Probabilmente si è fermato un attimo a riposare proprio mentre passava la moto scopa sul percorso e non lo ha visto.
Portiamo tutto al furgone, ci togliamo la roba sporca ed andiamo a mangiare qualche cosa: siamo entrambi affamati.
E’ finito quasi tutto ma ci recuperano due porzioni super abbondanti di tortellini, una caraffa di bianco fresco, tre brioches e due bottiglie di acqua, caffè ed anche una fettina di crostata.
Poi con calma andiamo a vedere se ci sono delle foto nostre, lui ne trova due ma io non trovo nulla, pazienza, stavolta niente ricordo della gara.
Decidiamo di andarcene ed arriva di corsa uno dell’organizzazione e gli consegna una scatola che è il premio dell’ultimo arrivato: contiene ogni ben di Dio. Formaggio, vino, pasta, riso, gnocchi, biscotti… conviene arrivare ultimo qualche volta!
Ed anche il pacco gara era notevole, con un salame intero, una confezione di gnocchi e delle barrette, mica male davvero.
Non risultiamo in classifica, lui perché quando è arrivato non c’era più l’addetto al cronometraggio, io perché mi sono fermata alla fine del primo giro ma mi sembrava di aver capito che fosse quello che dovevo fare… va beh, ok comunque bellissima gara che rifarò di sicuro il prossimo anno e la prossima domenica torno da queste parti di sicuro ma quella sarà un'altra storia.
Abbiamo parecchi km da fare per tornare a casa e le montagne che all’andata erano alle nostre spalle ci si parano davanti bellissime, svettano in questo cielo azzurro e terso in una giornata ventosa e caldissima di inizio marzo, un acconto di primavera molto piacevole dopo un freddo e lungo inverno.
Vediamo perfino un camionista fermo sulla corsia di emergenza in mutande che, seduto dietro al suo tir, prende il sole….robe da matti.
Eppoi dicono che siamo noi biker quelli fuori come balconi….

Kathy Pitton

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