
Quando è suonata la sveglia stamattina alle sette ho nascosto la testa sotto il cuscino, anche perché sentivo sulla grondaia delle gocce molto poco rassicuranti.
Noooo sotto la pioggia non mi va oggi, se piove mentre sono in bike ok ma partire sotto l’acqua è tutta un'altra storia.
Chissà com’è sta di fatto che alle nove è mezza ero in garage a mettere Valchiria in macchina, sacca pronta ed io con i pantaloni da ciclista nascosti sotto la tuta, si va a Jolanda di Savoia, in provincia di Ferrara, appena dopo il Po’ credo, si credo…. perché non ho la piu pallida idea di dove sia questo paese.
Ormai la macchina conosce la strada quasi a memoria per l’Emilia Romagna e da casa mia per l’autostrada ci si mette proprio un attimo; ascolto la radio ed il tempo passa veloce fino a quando non cominciano a cadere le prime gocce di pioggia anche qua.
Le previsioni davano brutto tempo ma verso il Veneto dovevano esserci delle schiarite ma poco prima dell’aeroporto di Verona stavo per voltare la macchina e tornare a casa: un diluvio incredibile tanto che, seppure in autostrada, si viaggiava a 30 km all’ora!
Solo che non puoi fare un inversione ad U e tornartene tranquillamente indietro per cui avanti cosi ed alla prima uscita esco, ultime parole famose! Solo che poi pensi che magari la non piove, che è solo una situazione locale, e piu scuse trovi e più vai avanti e non ti fermi e le uscite si susseguono a lato e non esci…
Sono un impiastro!
Quella striscia di cielo appena più chiara che vedevo laggiu poi sembrava una specie di richiamo della foresta, sicuro che la non piove… il dove sia il là non si sa pero’ andiamo avanti.
Sulla Transpolesana il diluvio prima aumenta poi inizia, finalmente, a calare.
Chissà perché mi fanno sempre questo strano effetto le terre piatte della pianura, sembra sempre che manchi qualche cosa e che l’orizzonte sia spoglio, vuoto; ovunque guardo vedo canali, pozze, piccoli laghi artificiali, fiumi e poi lui, il Signor Po, immenso come sempre, stracolmo d’acqua da far paura! Non deve essere il massimo vivere a ridosso degli argini, con quello che si sente poi al telegiornale son grata alle mie montagne che, seppur faticose da risalire, mi danno quel senso di protezione che qua mi mancherebbe sicuramente.
Eccolo il paese di Jolanda di Savoia ed ecco il centro sportivo da dove parte la 10° edizione del GP delle Venezie e 1° Trofeo centro Sportivo Jolanda; alcune macchine sono già qua anche se è presto e come spesso accade ultimamente, mi ritrovo con il numero 1 da attaccare alla maglia.
Ho tempo per sgranocchiare qualche cosa e le 14 arrivano presto con la partenza dei ragazzi del ciclocross e del duacross, a noi ruote grasse toccherà la partenza delle 15.
Preparo la bici, vesto me stessa ed inizio a pedalare per far passare il tempo e scaldarmi un po’, fa freddo ed il vento forte alzatosi da poco non aiutano certo ma dopo poco più di un km di percorso decido che lo percorrerò tutto in gara ed ora gironzolo solo per le strade qua attorno: sembra di essere in una gigantesca risaia.
Mi dicono che stamattina presto ha diluviato e lo si vede nei campi, enormi laghetti dove si sprofonda fino alle caviglie e dove le ruote fanno ben fatica ad avanzare: sarà una bella battaglia oggi!
Ed ecco il fischio di richiamo, ci si schiera e via lungo il tracciato nei campi.
Non credo di aver mai faticato tanto a fare il primo giro di gara ed il pensiero di doverne fare altri 5 mi demoralizza non poco; anche gli altri ragazzi arrancano nel fango e nell’acqua, alcuni sono letteralmente ricoperti di fango dalla testa ai piedi, io, andando piano e non stando a ruota degli altri, riesco a stare “pulita”…più o meno!
Il primo mi doppia a 100 metri dal passaggio sul traguardo e mi fa un regalo: un giro in meno e gara finita un momento prima,,,, lui non lo sa ma l’ avrei baciato!!
Sarà veramente tanto il fango da lavare via alla fine della gara, sia da me che dalla bike; meno male che il centro sportivo è bel attrezzato e si lava via tutto o quasi, altrimenti sai che macello arrivata a casa! Non ho la moglie o compagna che urla vedendo il fango da pulire una volta arrivata a casa, sono io stessa che qualche volta dico: ma in che cavolo di situazioni ti cacci Kathy!!!
Smonto la ruota di Valchiria, butto tutto nel baule della macchina e mi concedo una pausa caffè al bar del centro sportivo dove riconsegno il numero e ritiro il mio premio ma è ora di tornare a casa e le gocce di pioggia iniziano nuovamente a cadere: ci hanno proprio lasciato finire la gara più o meno asciutti ma adesso il Signor Inverno ha deciso di fare il suo lavoro, per cui pioggia e vento tornano a far da padroni.
Il ritorno verso casa è, come sempre, e forse è solo una sensazione, più veloce ma ho il tempo per pensare e sorrido al fatto che stamattina non volevo neppure uscire dal letto mentre invece sono stata in un paese a me sconosciuto, a 200 km da casa, a pedalare in campi e sentieri talmente intrisi d’acqua da sembrare risaie; potremmo lanciare una nuova moda, uno sport alternativo, un Risaia Bike Park…. Potrebbe essere un successo!
Arrivata a casa ho messo la macchina in garage ma non ho tolto la mia bike dal bagagliaio perché domani, forse……
Ma quella è un'altra storia.
Alla prossima ragazzi
Kathy Pitton






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