La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


sabato 13 marzo 2010

Crono a squadre Brescia Cup



“ …e vacci dai che domani la racconti”.
E sono state forse queste parole di Fabione Casali a farmi decidere in via definitiva di partecipare a questa 2° Conosquadre a Montichiari, sede niente popo di meno che degli Internazionali d’Italia, gara valida come prologo per la Brescia Cup.
Ed il tutto è iniziato con un pasticcio di iscrizioni dove io facevo solo da supporter e fotografa alle due squadre iscritte, poi invece uno non poteva, l’altro ha il raffreddore ed un altro ancora il braccio al collo ed ecco che, venerdi mattina alle otto mi arriva il messaggio di Gabriele con scritto “ tieni pronta la bike”!
Mi è venuto il mal di stomaco!
Non sono capace di fare le partenze a razzo, non sono un razzo in salita, ho paura nei passaggi troppo tecnici e le scale, oddio le scale….. sono sempre state il mio incubo peggiore.
Dopo un ora contrordine ed ho tirato un sospiro di sollievo, ma dopo neanche un ora di pace ecco la chiamata alle armi: serve alla squadra, due staffette iscritte e manca il sesto.
Non sono neppure riuscita a pranzare dalla strizza! E adesso che faccio?
Mi schianto di sicuro…….
Poi il messaggio di Fabione su Facebook ed altri amici che dicono: ma dai, fregatene, fai fin dove arrivi e basta…..
Ed alle 16.30 fuori a razzo dall’ufficio ed a casa di corsa, Valchiria già pronta in garage che sembra ammiccare per questa nuova avventura, mi vesto da ciclista e via, alla volta di Camignone dove mi trovo con Zambo e si parte alla volta di Montichiari.
Il terzo componente della nostra squadretta è Giuseppina Ferrari, poche gare all’anno ma veloce in salita anche per il fatto che pesa la meta di me; certo che siamo un bel trio, Zambo che va come un treno e che deve andar piano ed aspettarci, Giusy che va velocissima in salita ma che le discese e le scale le fa a piedi ed infine io, Old Kate che va piano in salita, lascia andare in discesa e che le scale le fa……….finalmente le fa!
Comunque andiamo per ordine.
Arrivo e parcheggio, verifica tessere con il solito caos perché abbiamo cambiato i nomi dei componenti delle squadre e ad un certo punto l’addetto ci chiede: ma si può sapere chi è rimasto degli iscritti originali?
Meno male che ci facciamo una risata sopra e, per chiudere le operazioni burocratiche, ci concediamo anche un caffè al ginseng per tirarci su di morale.
Giusy arriva dopo mezz’ora circa e mesta mesta ci avvisa di aver dimenticato il casco!!!!
E adesso che si fa?
Senza non si parte ed in due la crono non può partire, pena la squalifica.
Meno male che i ragazzi della RS Bike di Rodengo Saiano risolvono tutto prestandone uno per la durata della gara e via a provare il percorso, poco meno di tre chilometri da fare a tutta.
La salita alla rampa del castello è dura, poi un fettucciato tra le piante e le prime scale che tutti o quasi fanno a piedi, troppo ripide e corte; una discesa lungo un sentiero bagnato e poi la salita chiamata “delle bestemmie” e capisci il perché quando ci sei sopra!
Hanno gettato della segatura per far assorbire l’acqua ma è ripida e si scivola e mi consolo nel vedere che non sono solo io a farla a piedi e quei pochi che la fanno in sella sono proprio dei draghi.
Poi giu ed in fondo alla strada quel ponte di legno che mi sembra la pedana di lancio di un missile!
Zambo la fa senza fatica, per me è una scalata da fare a piedi ed il problema è scendere dall’altra parte… tipo slitta col fondoschiena, tra i sorrisi dei presenti ed il “ vai Kathy….”! di non ricordo chi ma sono queste le cose che mi fanno andare avanti perché se non hai velleità di classifica è l’atmosfera che respiri che rende questo sport unico ed irrinunciabile.
La discesa subito dopo la rampa di legno è quella che porta al traguardo ed alla fine delle fatiche ma in fondo eccola la mia nemesi: le scale!
Una lunga serie di gradoni lunghi in pietra e ciotolo ma in fondo ce ne sono tre corti ed altissimi e mi spaventano a morte. Se cado qua non mi rialzo di certo.
E non so bene da dove ho tirato fuori quello che mi è servito per farli ma mi ci sono buttata a capofitto ed a quella che a me sembrava una velocità da capogiro, con un urlo di rabbia che mi è uscito dall’anima.
Da li, poche centinaia di metri ed il traguardo, passato con un altro urlo ed il braccio alzato e, vedi te se non combino un qualche casino, quasi vado ad intercettare la squadra che partiva in quel momento….. meno male che non ho colpito nessuno, altrimenti sai quante ne prendevo;
nel frattempo sono arrivati i componenti della seconda squadra, Gabriele, Stefano e Carlo che partiranno alle 21.16.30, una squadra ogni minuto e mezzo, loro faranno un tempone.
Abbiamo portato le bike in macchina e cambiate le scarpe e, mentre aspettavamo Giusy, Zambo mi ha detto: da dove hai fatto uscire quella rabbia con cui hai fatto le scale? Non le hai mai fatte prima….
E’ vero, la paura mi ha sempre frenato ma stavolta, forse quegli strani pensieri che mi girano per la testa da qualche tempo, mi hanno tolto quei freni dettati dalla paura stessa e mi hanno liberata dal idea di non saperli fare.
Oppure è semplicemente una forma di incoscienza, del pensare o la va o la spacca e del resto poco importa.
Due chiacchiere davanti alla pizza offerta ad ogni atleta dall’organizzazione, il solito via vai di quanti conosco e le battute che ne seguono anche da parte degli amici che dicono: ma te conosci tutti qua?? E si torna verso il traguardo per veder partire ed arrivare i nostri compagni di squadra, per le foto che andranno ad arricchire i ricordi, per dare ancora un occhiata a quella pedana su di cui siamo sfilati per un minuto prima di partire e che, la prossima volta, non mi farà più paura.
Tornando a casa si chiacchiera del più e del meno e già penso ad un altro posto, un altro percorso, senza scale magari ma da fare con un sorriso sul viso anche se ci sarà una marea di fango.
Valchiria è la mia compagna di viaggio, silenziosa si in quanto “cosa”, ma nessuno più di lei sa quanto sia importante per me il senso di “conquista” ogni qual volta passo un traguardo, qualunque sia il posto in classifica.
Kathy Pitton

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