La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


mercoledì 20 aprile 2011

In memoria di Alberto Lazzari

Ciao Alberto.
Voglio salutarti cosi, con le parole che ora escono dalla mia gola ma che non sono riuscita ad esprimere oggi nel pomeriggio, mentre chiudevano il coperchio della tua ultima dimora e ti mettevano assieme a molti altri in quel cimitero di montagna della Valle Trompia.
Ciao Alberto, amico silenzioso come ogni uomo di montagna, cugino dal cappello d’alpino che portavi con malcelato orgoglio con le spalle dritte e lo sguardo puro puntato sulle tue montagne, sulle cime degli alberi dei tuoi boschi e sulle strade sterrate della tua valle.
E dire che spesso i tuoi silenzi mi hanno spiazzato ma erano parte di te, del tuo essere silenzioso ed unico, un cuore gentile dalle mani callose, abituate agli strumenti che vedevano e riconoscevano tra rami secchi e tronchi caduti immagini di fiori e cervi, lepri e volpi, le stesse che sgrezzavi e che prendevano forma dalle tue mani.
Quante volte ti ho chiesto uno di quei lavori in legno, quel tuo passatempo che sembrava diventato la tua vita e la vita, in fondo, la donavi a quei pezzi di tronco inanimato trasformandoli in qualche cosa di vivo ed unico.
Dei pezzi di te.
E ripenso a quando ci siamo conosciuto, 30 anni fa, da ragazzi, quando passavo qualche giorno a capodanno in montagna a casa della zia tra la neve della tua montagna, Pezzeda, e le serate passate lassù al rifugio, sulle piste da sci, senza luce ma al chiarore delle candele, e le risate fino a far lacrimare gli occhi..
Quanto eravamo giovani.
E sono passati gli anni, ti ho visto diventare padre e poi nonno, invecchiando pian piano accanto a Marinella; sempre silenzioso ma con quel sorriso disarmante alle nostre rimpatriate, le nostre “cuginate” davanti allo spiedo con cugini di tutte le generazioni, tra le chiacchiere chiassose e le risate assolute.
Ricordo ancora quella pazza discesa sotto la seggiovia di sera, con gli impianti chiusi perché avevamo perso tempo al rifugio, con lo zaino a spalla ed i sacchi dello sporco con cui facevamo la slitta e quel tipo incontrato a metà discesa con il figlio piccolo a cui voi ragazzi, si perché eravamo ragazzi allora, avete dato un passaggio sulle spalle…..
Incoscienti e giovani, senza pensieri e senza problemi… a questo pensavo oggi mentre ti accompagnavo al cimitero, su quella strada che passa davanti a casa tua e da dove vedevo ancora i canaloni del Maniva pieni di neve verso nord mentre, poco più sotto, guardavo gli impianti di risalita da dove scendemmo quella notte, quelli che ora stanno dove si trovava il trampolino per il salto con gli sci.
Mi ha commosso il picchetto d’onore tributatoti dagli alpini, come mi ha fatto lo stesso effetto la preghiera dell’Alpino letta da un tuo commilitone, sull’altare, quel pregar Dio perché ti protegga mentre combatti per la tua Patria e la tua Bandiera….i valori in cui tu credevi fortemente mentre io un po’ bonariamente ti prendevo in giro.
Ho pianto al present at arm con le bandiere dei tuoi amici, perché ti amavano e stimavano come uomo, come amico e come compagno.
Io ti ho stimato e voluto bene come parte della mia famiglia.
So per certo che, quando lascerò le tracce delle mie ruote dentate sui sentieri di questa valle e sulle tue montagne tu sarai li, con me, sulle ali dei falchi che qua volano liberi, per indicarmi la via sapendomi portare nei tuoi posti segreti, quegli angoli di montagna solo tuoi dove il silenzio ti ha fatto compagnia mentre scrutavi la valle sottostante.
Il tuo cuore ha deciso di fermarsi ma tu continuerai a vivere nei cuori di chi ti ha amato e nel mio, nei pensieri e nei ricordi, e sulle ali di quei falchi che sembravano salutarti oggi nel tardo pomeriggio.
Vola libero, per sempre.
Ciao Alberto

1 commento:

Monte Cantiere Outdoor ha detto...

Non l'ho conosciuto ma dalle tue parole capisco che era una gran persona, un abbraccio.