La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


sabato 23 aprile 2011

Notturna alla Balota del Coren




Proposta da Gabriele tempo fa eccolo arrivato il venerdì prima di Pasqua, si partirà verso le 20.30 verso Polaveno e la sterrata dei pollai del percorso permanente della Gimondi Bike, su fino alla pineta da cui si vede tutto il lago e di seguito fino alla Balota del Coren, quel masso enorme che ogni anno, in questa serata, ospita decine di persone per l’incendio della Croce, scusa più o meno buona per passare una serata con gli amici e bere qualche birra in compagnia.
Cavolo però, sono tre giorni che vado su e giùdalla strada di Polaveno, e siccome sono lenta in salita come sempre e Beppe, che si è aggregato finalmente!!!!!!, ha pochi chilometri nelle gambe, decidiamo di partire prima degli altri e prendercela con molta calma.
Alle sei finisco di lavorare, a casa di corsa, sistemo i fari sulla bike, mi vesto ed alle sette parto da casa verso il paese raggiunta poco dopo dal messaggio che mi avvisa che il Beppe della situazione è già da Gabriele ad aspettarmi.
Caffè al guaranà per me ed una brioches per lui….il nostro doping per la serata.
Decidiamo di partire, lungolago come una sfilata a guardar le ragazze (lui) e svolta sul provinciale, sinistra e su per la lunga salita fino al bivio della Gimondi.
Partiamo piano con una specie di velocità da crociera, chiacchieriamo del più e del meno e sembra più facile salire cosi, la pendenza della strada sembra appiattirsi con le nostre chiacchiere e ci mettiamo parecchio meno del previsto per arrivare in cima; passando davanti al ristorante Ginepro con la sua vista spettacolare sul tramonto e sul lago, le persone sedute a cena ci salutano con un applauso, ci avranno preso per matti di sicuro.
Ci passano accanto parecchie macchine, alcune suonano ma sembrano saluti… e sono proprio saluti scopriremo alla fine della serata.
Arrivati su al Marus ( e la salita l’ho fatta proprio tutta in sella), anziché svoltare per il canalone si tira dritto e si arriva alla pineta in cima, con quelle due splendide casette tra le piante, avanti ancora 200 metri e su a destra per quel lungo sentiero che sembra tracciato dai cinghiali.
I fari ormai sono accesi da tempo, la luce della luna non riesce a rischiarare al di sotto dei rami del bosco e pare cosi strano essere cosi soli nel silenzio della notte, nessun rumore se non quello del vento che passa tra le foglie; per uno strano scherzo delle luci dei nostri fari, sembra di essere circondati da strani esseri nascosti dalle piante e dai cespugli, ed è un continuo chiamarci per rassicurarci a vicenda.
Ma che bello però.
Null’altro che il silenzio e la luna che sbuca qua e la tra i rami radi che ci sovrastano.
Il sentiero finisce e ci troviamo nella radura dove parcheggiano i fuori strada che salgono fin quassù dalla strada sterrata; un paio di tronchi messi di traverso accanto alla roulotte nascosta dalla struttura in legno che la sovrasta fanno da panchina e ci fermiamo ad aspettare che arrivino gli altri ragazzi.
Dallo zaino tolgo un contenitore e sorpresa!!! Porgo a Beppe una fetta della torta di mele fatta da mia figlia con tanto di tovagliolino; passiamo mezz’ora a chiacchierare nel buoi più totale, abbiamo spento i fari per non scaricare le batterie in vista della discesa a valle; ben presto sentiamo delle voci e sono le persone che salgono fin quassù a piedi… e si spaventano non poco quando Beppe salta su ed urla: non siamo serial Killer!!!!!
Che ridere.
Hanno fatto un saltone che la metà bastava…
Poi mi son fatta riconoscere, due parole e la frase di rito in queste occasioni: ma oter si mac!!!!
Loro ripartono ed io comincio a saltellare qua e la per combattere il freddo… ma ecco le luci che appaiono dal sentiero e la sfilata dei nostri amici in sella alle loro bike, siamo in otto, cavalieri della notte alla ricerca delle stelle.
E si… siam tutti un po’ fuori!
Via che si riparte, Gabriele fa strada per quel sentiero che pare conoscere solo lui, strettissimo ed esposto, parecchia attenzione altrimenti si precipita fino a Provaglio nel buio.
Alcuni tratti li faccio a piedi, altri in sella, Beppe mi segue ma arriviamo indenni e di colpo ecco i falò e la gente che ci guarda attonita e meravigliata!
Quante facce conosciute quassù, ragazzi giovani che conosco perché frequentano la mia palestra, altri che intravedo in giro per il paese, gli stessi che magari, passando sul pontile, neppure si accorgono della mia presenza e che ora, in veste di biker notturna, mi guarda con occhi meravigliati come per dire: a però….non è poi cosi seriosa la signora in divisa.
Fuori come un vaso di gerani direbbe mia figlia, altro che storie.
Due foto e due chiacchiere e si riparte tra le battute ed i Forti ragazzi! di quanto restano lassù.
Decidiamo di scendere dalla parte di Monticelli Brusati e di arrivare alla Montina…giù a capofitto e mi accorgo che faccio in sella anche la parte che di solito non faccio perché ho paura, la parte rocciosa scorre sotto le ruote.. forse solo perché di notte il pericolo non lo vedi, ti sfiora ma non si palesa per cui lo ignori e vai giu veloce ed è un attimo e si è in fondo.
Che bello!
Tutti lo abbiamo pensato e detto all’unisono, da rifare.
Decidiamo di tornate ad Iseo senza passare dalla casa di un nostro compagno di squadra che abita qua, è tardi e di sicuro disturberemmo il suo sonno.
Alla rotonda Beppe ci abbandona, deve andare al lavoro alle 5 domattina e ci deve lasciare per tornare verso casa.
Noi tiriamo dritti verso Iseo decisi a risalire un pezzo della salita per Polaveno e di mangiare una pizza in un posto….. ma quando ci arriviamo, per aver appoggiato una bike al muro, una caterva di smadonnate ci urla di spostarla da li…..
Va bene, però qua a mangiare qualcosa non ci fermiamo.
Torniamo in paese, passiamo tra i vicoli accanto alla chiesa spaventando non poco alcune persone che stavano tornando a casa che ci vedono sbucare dai vicoli con le luci in testa ed i lampeggianti rossi sulle bike, una specie di cavalcata del signori della notte su ruote…
Ci fermiamo a Ca de Cindri, Ugo ci prepara dei taglieri di affettati e formaggi, quel poco pane rimasto visto l’ora tarda e le fette di polenta con il formaggio, la birra fresca che ci toglie la polvere dalla gola e le chiacchiere e le risate di un gruppo di amici che ama la mountain bike più di altro fa sorridere gli altri avventori che ci chiedono: ma voi in bike anche di notte???
Sembrano meravigliarsi della nostra passione ma non sanno cosa si perdono a non sentire i brividi lungo la schiena nelle discese da urlo di notte, allo scorrere veloce del vento sulla pelle ed alla voglia di ululare alla luna che ci prende ogni volta.
E’ tardissimo ed è ora di tornare a casa, due di qua, altri di la, Ghigo che mi accompagna fino a Sassabanek e poi l’ultimo pezzo di strada in solitaria fino a Cremignane, con la luce del faro che decide di abbandonarmi proprio a 300 metri dal cancello.
La doccia lava la polvere ma mentre mi butto nel letto e regolo la sveglia perchè suoni tra qualche ora per il lavoro, stò già pensando ad un'altra uscita, in solitaria o in compagnia, non so ancora dove ma sarà un'altra avventura e sarà decisamente divertente.
Ci sono tanti posti dove lasciare tracce di ruote artigliate e ci sono ancora milioni di stelle da guardare nelle uscite in notturna, una di quelle è la mia, riuscirò a prenderla prima o poi.

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