Alcune giornate nascono strane, sono imprevedibili e per quanto fai, non riesci ad ottenere quello per cui hai lavorato, con rammarico ed anche un poco di rabbia.
La mia Aironbike è iniziata nel pomeriggio di ieri, sabato, in una sgambata per campi in bike per quello che doveva essere un richiamo muscolare prima della giornata di oggi, la prima granfondo di stagione, ma qualche cosa è andato storto e mi sono ritrovata in un fosso a gambe all’aria e la mia amata Valchiria con il deragliatore a penzoloni ed il forcellino spezzato.
Era come se la sua “ferita” fosse la mia ed un singhiozzo mi è salito in gola: adesso che faccio? E la gara di domani?
Ero ancora mezza impantanata nel fango che già chiamavo il meccanico col telefonino ma era prevedibile il fatto che di sabato pomeriggio tardi fosse impossibile cambiare il pezzo rotto; orgoglio ferito e morale sotto i tacchetti delle scarpe da mtb!
Gli ho portato la bici speranzosa in quel miracolo che già sapevo impossibile e poi, mestamente a casa a leccarmi le ferite, più morali che fisiche dopotutto ma qualche volta sono quelle che non si vedono a far più male.
Erano due mesi che preparavo questa gara ed anche senza velleità di vittoria o piazzamento ero sicura di poter far bene, a modo mio e piano piano ma sarei arrivata al traguardo con il braccio alzato come sono solita fare, una conquista guadagnata pedalando con passione.
Ed allora sono scesa in garage a spolverare Pendragon, il mio “vecchio” cavallo da corsa, quello che lo scorso anno avevo passato a mia figlia, facendolo adattare a lei, alla sua statura e di conseguenza, troppo piccolo per me; ho alzato la sella di quel poco possibile ed ho deciso di non rinunciare a priori a tornare a Guastalla per questa gara che lo scorso anno mia aveva regalato tante emozioni e soddisfazioni….. ma… esiste un ma.
Partiti presto come sempre, un caffe in autostrada e dopo due ore di macchina eccoci al Lido Po, sulle rive del fiume padre per eccellenza della Pianura Padana.
Pacco gara e numero 212 da attaccare alla bike, un saluto agli amici del team Sculazzo e di molti altri conosciuti qua e la e via a provare un po di percorso, leggermente diverso dallo scorso anno, l’esondazione del fiume non ha permesso i passaggi in golena ma solo lungo gli argini, sarà veloce come gara, 44 km da fare a tutta.
Già dalle prime pedalate sento che sono troppo bassa, pensavo di aver risolto ma ora mi rendo conto che la bici non va bene per me, le ginocchia iniziano subito a far male e per quanto faccia non sarà una bella gara.
In griglia le solite battute, gli auguri ed in bocca al lupo scambiati con chi conosci, la pacca a Dado che si sente un leone oggi e via che si parte: i primi km vanno via veloci ma poi, poco alla volta le gambe non girano più e vado avanti troppo lentamente e quei 23 chilometri del primo giro mi sembrano eterni, non riesco neppure a star dietro ad un bambino seguito dal suo papà….
Quando vedo il cartello dell’ultimo km è quasi un sollievo e decido di fermarmi, nessun secondo giro per me, mi fermo e basta ed aspetterò Dado al traguardo.
Ho il tempo di fare la doccia e di riporre tutto sul furgone e lui arriva tutto contento del suo tempo ed io sono contenta per lui.
Tortellino party, le premiazioni dove applaudo i ragazzi premiati che conosco, Fabione, Paola e Giulia, Elena e Laura e, dopo un caffè, ripartiamo verso casa.
Ascoltiamo Elvis e canticchiamo mentre lasciamo Guastalla con destinazione Iseo e mi rendo conto che il grigiore della giornata mi ha contagiata, che la pioggia che ha iniziato a cadere appena prima di mezzogiorno ha reso ancora più triste il mio “non risultato”, un giro solo non conta ai fini della classifica di gara.
Forse mi dispiace solo il fatto di aver gettato al vento tutto il River Marathon Cup, ci tenevo a finirlo…pazienza.
Domenica prossima sarò a Pomponesco per la Granfondo dei Tre Comuni con la mia cavallina guarita, pronta a correre e con una gran voglia di rivalsa.
E spero di rivedere gli aironi stavolta, gli stessi che lo scorso anno mi avevano fatto sorridere.
Kathy Pitton
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1 commento:
Sei lo stesso un mito... grande!
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