
Sei e mezza pronti via!
Quel dolorino alla gamba sinistra che non vuole saperne di andar via, magari se avessi fatto scarico sabato invece di lavorare tutto il giorno sarebbe stato meglio ma, considerato che altro non potevo fare, metto la bike in macchina e si parte alla volta di Acquafredda, non ho ben chiaro dove sia ma ho letto il cartello mi pare dalle parti di Carpendolo… andiamo un po’ a naso, prima o dopo arrivo.
Si chiama Chiese Bike questa gara dell’Oglio Chiese, su e giù dagli argini del fiume di sicuro, spero solamente che non abbia piovuto cosi tanto anche nella bassa altrimenti non so come la mettiamo tra fango e zanzare.
Arrivo velocemente, non è che ci sia in giro tanta gente al mattino presto di domenica, piazza del paese con tanto di cartello “verifica tessere” ma lo strano è il non vedere l’arco dell’arrivo… che non c’è proprio.
Capisco solo al ritiro del numero il motivo di quest’assenza: si parte lungo l’argine maestro per cui due chilometri fuori paese.
Ci fosse un cartello almeno, giro a naso, parcheggio davanti ad una chiesa, monto la ruota davanti di Valchiria e faccio un giro per capire da dove si partirà; in effetti è parecchio fuori dal centro abitato, si segue una ciclabile in mezzo alla campagna e si arriva in uno spiazzo vicino al fiume dove ecco finalmente l’arco di Arrivo e Partenza ed il rilievo chip.
Un lungo fettucciato affianca il rettilineo di partenza, inganna non poco perché uno pensa: faccio questo e sono al traguardo!! Invece nada de nada!!! Si è giusto a metà perché il giro tracciato ti riporta sull’argine e via a pedalare in un paio di campi e ci vuole un po’ prima di arrivare al traguardo.
Comunque, dopo le solite chiacchiere pre gara mentre altri si dannano per scaldarsi, eccoci schierati per categorie, si parte ogni due minuti e, praticamente, mentre partiamo noi, da lontano si sente la moto che annuncia l’arrivo dei primi del primo gruppo.
Bella storia.
Via che si parte, sterrato veloce, qualche tratto d’erba ed eccolo quel pezzo che sembra non finire mai nella sabbia dove sprofondo e non vado avanti neanche a spinta.
A piedi faccio prima, corro un pezzetto con la bike in spalla e poi via in quel sentiero nel bosco tutto da guidare, destra sinistra giu su di la e di qua.
Bello!!!
E poi il campo fino alla porcilaia con relativo profumino che non vi racconto, passaggio in apnea per quanto possibile e poi quel campo di soya credo, piantine piccole e basse con le foglie strane, un sentiero largo 10 centimetri che non basta neppure per le pedaline e ne esco con ciuffi di piante anche nelle scarpe; altro fettucciato e un altro argine, giù all’arrivo e via che si parte per un altro giro.
È divertente, niente da dire, magari come panorama non è un granchè ma mi piace e dopo la gara di venerdi un qualche cosa di tranquillo va giusto bene.
Pensavo di fare due giri, ne ho fatti tre, tranquilla e senza fretta, tanto chi deve vincere lo si sa già, io faccio da contorno.
Alla partenza la temperatura era quasi gradevole dopo una settimana a 38 gradi, la pioggia della scorsa notte ha rinfrescato, ma poco alla volta il sole di luglio scalda e l’aria diventa caldissima e respirare diventa pesante ed è ironico il nome del paese: Acquafredda ed aria calda.
Finisce la gara, recupero macchina, cambio maglia e consegna numero, un salto veloce al rinfresco dove due fette d’anguria sono gradite da tutti assieme a the e acqua fresca, saluto Angela e decido di partire senza aspettare le premiazioni, non credo che il mio settimo posto porti a premio…….ma non fare mai i conte senza l’oste….. il premio l’avevo invece e sarà Elena a ritirarlo per me.
Sergio dell’Emporio team mi manderà una mail per farmelo sapere ma purtroppo i miei orari di lavoro strani mi fanno scappare verso il lago e casa, dove lascio sacca e bike e, messa l’uniforme, me ne vado in servizio fino alle 19.00.
Ho venduto un altro libro dei miei a Paolo del Montirone, il ricavato andrà alla scuola di mtb per ragazzi del mio gruppo, e sono contenta perché chi ama la mountain bike capisce anche il motivo per cui faccio tutto questo, il voler trasmettere la mia e la nostra passione ai ragazzini che sono il futuro di questo sport, insegnar loro che il posto in classifica conta fino ad un certo punto, che la lealtà sportiva è importante e che lo sport di per sé è una gran bella cosa.
Domenica prossima sarò da qualche altra parte a pedalare, senza fretta, su qualche sentiero che non conosco e, di sicuro, troverò altri spunti per raccontare o raccontarmi o, semplicemente, guardarmi attorno.
Kathy Pitton
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