La nuova squadra

La nuova squadra

Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


lunedì 4 marzo 2013

Bostic X Bionic


Avete presente le big Babol, quelle cicche rosa giganti che facevano venir male alle mandibole a furia di masticarle? Ecco, spalmatele ben bene in quantità industriale sui campi e sulle strade e sentieri di Asola ed avrete lo scenario della 5° edizione della X Bionic!
Allora io già vado piano di mio, pedalo per passione e non per competizione anche se mi piace mescolarmi tra la folla dei ciclisti scatenati nelle gare della domenica, ma se mi trovo in un campo e non vado avanti perché sembra che ci siano una serie di gnomi del fango che con le loro manine mi tengono li, ancorata al terreno, non arrivo più….
Come ogni anno ormai è una consuetudine iscrivermi al River, ho fatto tutte le edizioni, anzi ancora prima, quando si chiamava Trittico del Po, e stavolta l’inizio è stata Asola anziché Pomponesco, causa neve a gogo sul percorso di gara.
Sono arrivata con il mio camper ancora sabato con l’intenzione di fare la camminata non competitiva dell’edizione zero della XBionic Run, parcheggiata lontano dal tendone per riuscire a dormire un poco di notte visto che li fanno festa fino a tardi ed i litri di birra si sprecano, farro regolare verifica tessere e ritirato il pacco gara e passo dal bancone accanto per iscrivermi alla Run non competitiva.
E mi danno le calze con la mucca come pacco gara!
Dureranno da Natale a Santo Stefano, me le fregerà Elsa di sicuro.
Alle tre meno un quarto, d’accordo con Luca Guarneri, che farà la competitiva, e sua mamma, mi presento alla partenza sotto l’arco blu e via che si parte, macchina fotografica in mano, per la passeggiata ecologica di circa 7 km.
Scattiamo alcune foto e piano piano si torna verso l’arrivo aspettando Luca e gli altri che hanno il percorso piu lungo; due foto, due chiacchiere e poco dopo me ne torno al camper per la mia serata in solitaria con la compagnia del computer e della tele che, non ho ancora capito perché, mi fa vedere tutte le pubblicità in italiano ed il film in lingua originale! O ma non riesco proprio a metterlo a posto e…..
Nanna agitata come ogni volta e la sveglia che suona alle otto del mattino; che bello, avrei dovuto alzarmi alle sei, guidare fino qua e fare tutto di corsa mentre invece cosi ho riposato due ore di più, sono già con la bike a posto ed il numero attaccato.
Tranquilla in pigiama preparo un the e faccio colazione vedendo altri che arrivano e corrono a ritirare numero e pacco gara; mi chiama Alby chiedendo dove sono e ci mettiamo d’accordo sul dove trovarci, vorrebbe fare la gara con me…. Tanto lo so che la farò da sola, vado troppo piano per lui.
Comunque alle nove sono pronta in versione mangiatrice di fango,due pedalate qua e la, la Giusy che arriva trafelata come sempre, altri amici ed ex compagni di squadra che passano veloci e salutano…. Tutto come sempre insomma.
E si va in griglia, la seconda per la precisione, posizione data dal fatto che sono iscritta ad un circuito, due chiacchiere con i vicini, due saluti a chi mi chiama ed è ora di partire. Lungo giro di lancio al contrario rispetto all’anno scorso e poi inizia il bostic.
Ma al primo giro non stai li a fare tanto la difficile no?
Si ripassa sotto l’arco della partenza ed inizia la gara vera.
1100 cavalli scatenati che ti passano anche sopra pur di passar davanti, la partenza è la mia preoccupazione maggiore, il terrore di quanti mi passano ad un centimetro e sentirti sfiorare dai manubri delle altre bici sapendo che se si cade qua è un macello ma si va avanti, anche troppo velocemente per i miei gusti. Se stai in mezzo al branco e vanno a 35 all’ora devi tirarti il collo altrimenti sei nei guai.
E poi inizia il lungo giro per campi, argini, sentieri, strade bianche e tanto ma tanto collante naturale sotto le ruote che mi sfianca.
Vero è che quest’anno di chilometri nelle gambe ne ho pari a zero, tra una cosa e l’altra il tempo per la bike non l’ho più avuto da settembre in poi ma questo terreno è davvero micidiale.
In alcuni punti non andavo avanti neppure a spinta e con me Ivan, un altro partecipante che era più spesso piede a terra che altro.
In alcuni punti i passaggi erano ridotti a sottili strisce di terreno asciutto largo una spanna, giusto il passaggio di una bici ed allora che faccio? Mi metto da parte, passo nello sporco per lasciare campo libero a quelli che vanno più veloci di me.
E ad un certo punto mi supera Morris che urla:” dai Kathy che ci piace tanto e facciamo un altro giro…”!
Non mi ricordo se gli ho detto di andare a quel paese ridendo o se gli ho risposto che neanche morta….
Ero cotta! Anzi no stracotta.
L’ultimo chilometro avevo le visioni di letti con materassi di piume, massaggiatore per la schiena dolorante e non riuscivo a venire fuori dal campo tanto che ne ho fatto due terzi a spinta ed il resto sui pedali e poi c’era ancora l’ultimo pezzo nel parco con quel dossetto che faccio ala disperata con Giovanni della Odolese che mi urla Daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
Sono arrivata che quasi stramazzo.
Mi sono avventata sul ristoro sperando di trovare della frutta ma non c’era e devo aver bevuto due litri di coca cola con la pia illusione che mi desse un poco di carica per pedalare ancora duecento metri ed arrivare al camper e farmi una doccia.
E mamma se stavo bene sotto il getto dell’acqua calda. Quasi mi scioglievo.
E poi il pasta party, le chiacchiere con gli amici, Leo Arici che si siede con me e gli chiedo degli italiani fatti ieri… insomma tutto quello che fa parte della giornata dopo gara.
E poi si torna a casa pensando che in fondo è stata una bella giornata nonostante il mal di schiena e le ginocchia doloranti, il polso destro che scricchiola e la stanchezza assoluta che mi assale lungo la strada facendomi rallentare.
Ed arrivo a casa, smonta tutto, togli Valchiria dal gavone, lava tutta la roba cosi asciuga bene perché la prossima gara non è poi cosi lontana ed anche se le previsioni danno acqua so gia che ci andro comunque.
E poi ci sono i miei amici, quelli che mi prendono in giro, bonariamente o meno, perché vado piano, perché peso troppo, perché nonostante tutto ho voglia di sorridere o rincorrere Cecco che tutte le volte mi supera mi da una palpata al fondo schiena…. Ma ti prenderò un giorno o l’altro ragazzo ed allora sarà sta vecchia signora qua a palparti… magari ridendoci sopra!
Alla prossima ragazzi.

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