La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


martedì 26 marzo 2013

14° Aironbike



Eccola di nuovo.
Ed è la mia “scusa”per scendere nuovamente in Emilia col mio camper, fare la turista in solitaria con la bicicletta al seguito, far visita ad amici e passare del tempo con loro e divertirmi a rotolare nel fango.
Questa è, in somma e di fatto, il mio fine settimana a Guastalla.
Ma iniziamo da sabato mattina quando, dopo aver sistemato il tutto, parto alla volta dell’autostrada del Brennero e con i Pink Floyd a manetta arrivo a Pegognaga alle 11.30 del mattino, sosta obbligata ormai sotto minaccia che, se non mi fermo, troverò chiodi sparsi per tutti i campi gara mtb della ragione; pranzo in compagnia di Resia e Giuseppe, quattro chiacchiere in allegria davanti ad un piatto di lasagne superlativo e dopo caffé, dolce ed ammazza caffé, mi rimetto in marcia verso Guastalla dove arrivo verso le tre e mezza.
Parcheggio praticamente allo stesso posto da almeno 5 anni come se ci fosse una specie di prenotazione a mio nome e poco dopo sono al tendone a ritirare pacco gara enorme e numero di gara tra le risate e chiacchiere dei ragazzi dello Sculazzo.
Solo il pacco gara ripaga del viaggio fin quaggiù, un cotechino, uno zampone, una bottiglia di lambrusco, una salvietta grande in cotone, un uovo di pasqua, una scatola di preparato per dolci, una barretta ed una borsa porta oggetti da appendere….
Il cielo è grigio ed è tutto velato da una nebbiolina sospesa ma decido di farmi un giro in bike giusto per smaltire il pranzo.
Arriva fazione casali in bike per confermare l’invito a cena a casa sua e ci accordiamo sull’orario, passerà sua moglie a prendermi verso le otto e, partito lui, mi cambio, metto il casco, tolgo la bike dal gavone giusto in tempo per uno scroscione di pioggia dell’accidente!!!!
Torno dentro, mi asciugo, cambio nuovamente e mi metto giocare col portatile per far passare un poco di tempo.
Verso le sei meno venti suona il telefono, Alberto che mi chiede un favore, ritirare i pacchi gara di tutti gli amici perché non sa se arriverà in tempo visto che parte da Novi ed alle 18 chiudono tutto per cui si torna al tendone con la lista infinita di nomi e ritiro tutti i pacchi, ci metterò mezz’ora a trasportare tutto in camper e dopo mezz’ora a ri-trasferire tutto sulla macchina di Alberto che, nel frattempo, era arrivato a destinazione.
Due chiacchiere ed un caffè ed il tempo scappa con le gocce di pioggia sempre più pesanti che fanno da contorno alla conversazione.
Alle sette e mezza lui se ne va ed ar
riva la moglio ei fazione per la serata in compagnia, in cinque minuti siamo a casa loro ed inizia una bellissima e piacevole serata. Fazione si è dato alla “prova del cuoco” con un buonissimo risotto gamberi e zucchine, un pesciolino all’acqua pazza con verdure e patate, gelato, il vino seppur rosso l’ho portato io e devo dire che, alla fine, si sposava non male con il riso ed il secondo nonostante fosse pesce.
Ed il tempo è volato via con i suoi figli che parlavano e giocavano, le chiacchiere sulle bike e sui viaggi, la musica e tanto altro tra i quali il lavoro, la politica e tutto quel parlare che si fa tra amici quando non ci si vede da tempo. E dulcis in fundo Fabio si arma di chitarra, prima con un paio di assolo, e di tromba poi per passare infine al flicorno appena acquistato!
Suonerà a breve per una reunion con il suo vecchio gruppo e mi dispiace non esserci…. Ma chissà, magari riesco…
Verso le 23 mi riportano al campo base e vado a nanna con la pioggia che batte sul tetto facendomi compagnia.
La sveglia suona alle sette del mattino ma il continuo ticchettare della pioggia mi fa girare dalla parte opposta con la testa sotto il piumone, chi ha voglia di uscire al freddo con questo tempo, cavolo ma quest’anno di pioggia ne ho presa un bel po’ in bici, adesso basta daiiiii.
Alle otto arriva Alberto e con lui Raffaele e non so come o cosa tant’è che ci troviamo in sei sul camper tra caffè in bicchieri di carta, ciambelle divise a metà e fettine di crostata alla Nutella che gira sul tavolo, tutti li a guardare fuori sperando che la pioggia dia un attimo di tregua
Due decidono di non partire, io ed Alberto siamo parecchio indecisi mentre Raffaele sembra più convinto che mai ad affrontare fango, freddo e pioggia.
Alla fine si decide, partiamo!
Mi preparo, metto i Sali nella borraccia e mentre tolgo la bici dal gavone Alberto mi si avvicina e dice: io vado, mio padre non sta bene, devo partire subito.
Aveva gli occhi tristi, come se sapesse già ciò che sarebbe stata la conclusione della giornata, l’ho salutato ed abbracciato e mi sono avviata alla partenza sotto una triste e gelida pioggia battente.
Via che si parte, il solito pezzo di asfalto a velocità controllata e poi via tra argini, sentieri, strade bianche e ciclabili e fango, tanto, tantissimo fango.
Mi ero messa un sacchetto di plastica sul casco per stare all’asciutto in testa almeno un poco di tempo, avevo addosso un anti acqua lungo ma sono riuscita a bagnarmi fino al midollo, arrancando nel fango fino a sentire le mie vecchie ginocchia fare cric croc.
E l’ultimo discesone lungo l’argine fino nel bosco, dove cadevano a decine beh ho deciso che non lo facevo, sono tornata indietro ed ho fatto la scarpata con le pietre facendomi aiutare da un altro ragazzo che alla fine l’ha pensata come me… un altro volo no!!!!
E da li via verso il ponte famoso perché segnalato dall’Arci Gay come punto di ritrovo e nel fango ancora fino a 100 metri dall’arrivo dove passo sotto l’arco blu e dove mi fermerò, il secondo giro lo lascio fare ad altri, io do forfait!
Il caldo tepore del camper, lo spogliarmi fuori per non portar dentro chili di fango, la doccia prima tiepida per evitare i geloni alle mani ed ai piedi resi insensibili dal freddo e poi bollente per sentirmi finalmente al caldo, il vestirmi comoda e non invidiare per nulla i ragazzi fuori al freddo con le labbra livide e le mani gelate e reputarmi fortunata ad avere questa casa viaggiante che mi è costata un capitale ma che è di un comodo che basta!
Ed il pasta party, le premiazioni dove io naturalmente non centro nulla, il caffè in compagnia di un amico ed il lungo ritorno a casa lottando con il vento fortissimo che spingeva sui lati del mio bestione facendomi venir le spalle dure e dolenti lungo l’autostrada che mi riportava a casa, la triste telefonata di Alberto che mi comunicava la morte di suo padre ed un poco di tristezza ha avvolto anche me.
Ma ancora, nonostante questo, non penso ad altro che alla prossima volta, magari con un poco di fango in meno ed un po di sole in più ma ancora sui pedali, alla mia maniera, piano, magari con la macchina fotografica nella tasca posteriore della giacca tra gli sguardi incuriositi di quanti vedono questa old Lady che tribola da matti ma che riesce ancora a divertirsi.

Io ero la, io c’ero……

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