Eccola, come lo scorso anno.
Solo che io avevo la data del calendario pubblicato ad inizio stagione per cui mi sono trovata a risultare in servizio questa mattina anziche libera come programmato anzitempo … Devo dire che stavolta la mia collega è stata oltremodo collaborativi ed eccomi qua, alle sette e mezza del mattino a cercare Dado, Alberto e Beppe in paese. Ma visto che di loro nessuna traccia all’iscrizione ci vado da sola; ci sono gia parecchie persone sebbene manchi ancora un quarto d’ora all’inizio ufficiale delle iscrizioni, due parole qua e la e me ne torno in paese col numero attaccato alla bike.
Km nelle gambe ben pochi, il solo pensiero che poi stavolta si sale fin dopo il gimondino mi fa venire la febbre e poi sono stanca, stanchezza data dal lavoro, dagli orari impossibili che quest’anno ci fanno fare in nome della crisi, orari che non ti lasciano il tempo per nulla se non tornare a casa e dormire un po’ per popi ripartire al mattino dopo.
Va beh, ci posso fare ben poco, io almeno il lavoro ce l’ho mentre tanti altri non ne hano neppure mezzo per cui andiamo avanti e vediamo come andrà a finire.
Pedalata di qua e di la, Beppe arriva quasi all’ultimo minuto, insomma ci si ritrova all’inizio della salita che è pure la partenza della gara ed ho già il fiatone al pensiero….
Via che si parte!E su subito con pendenze da piangere per me, 1450 metri che mi sembrano un eternità, un pezzo sui pedali ma il resto a spinta.
La schiena che fa gia male da giorni non aiuta ed arrivare in cima è una specie di calvario, lo capirà anche il Gliso quando mi raggiunge in moto… almeno un giro lo devo fare!
E vai che lo finisco il giro di lancio e via per un altro, con calma, di più non posso fare. Pedalo dove posso, lascio strada dove non riesco, spingo dove diventa impossibile per me stare in sella ma comunque vado avanti, incitata da chi mi conosce, doppiata dai velocissimi primi, accompagnata da chi, come me, di fatica ne fa tanta ma poco alla volta arrivo all’inizio della lunga salita cementata che riporta al Gimondino ed all’inizio della discesa e qua mi si guasta la giornata.Un tipo, spettatore, credo accompagnatore di qualcuno, mi inveisce contro a male parole dicendomi di lasciar strada a chi corre e di andar fuori dalle scatole….non ci ho più visto!!!
Se gli mettevo le mani addosso lo disfavo e credo che ,alla mia reazione, si sia reso conto di aver valicato un confine sottile, quello che sta tra la battuta e l’offesa.
Addirittura alcuni ragazzi in gara mi han detto : lascia perdere, è un povero cretino---
Ma mi ha fatto male, male dentro.
Non credevo di dover chiedere l’autorizzazione per partecipare a qualche gara, special modo nel paese in cui vivo.
Ho sempre lasciato strada a tutti, fermandomi addirittura se necessario, lasciando spazio a chi alla classifica ci teneva davvero ma il sentirmi dir dietro tutte quelle parolacce mi ha ferita, profondamente e dire che io la mia gara l’ho finita, un giro di lancio piu un giro, come stabilito all’inizio prima della partenza parlandone con i miei compagni di squadra.
Passato il traguardo mi sono messa in parte ed ho atteso lo scoccare delle due ore e la fine ufficiale della gara. ne ho visti tanti fermi dopo due giri, per la durezza della gara o vuoi per il caldo davvero intenso ma tutti, me compresa, han detto che il percorso era duro si, ma bellissimo!
Arrivati anche Dado, Beppe ed Alberto abbiamo ben pensato di mangiare anguria e melone al ristoro e poi di far man bassa di pane e salame all’agriturismo Forest che ospitava la gara, due calici di bianco ed una bottiglia di acqua ad annaffiare il tutto e fine della storia. Ognuno di noi quattro aveva un obbiettivo e credo sia stato raggiunto.
Beppe due giri, Dado anche, Alberto sempre in sfida con Sbardo ed io di arrivare in fondo per cui, alla fine tutti contenti. Si torna a casa in bici perché nel pomeriggio sarò di nuovo al lavoro con quel poco di rammarico a ricordare le male parole di quel tipo senza saperne veramente la motivazione. Peccato perché è riuscito a rovinare qualche cosa di bello per me, lasciandomi un poco di amaro in bocca.
Fa niente, tanto pedalerò ugualmente ancora un bel po’!
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