La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


giovedì 29 settembre 2016

Un po di Po-Guastalla

Tornare in Emilia, pedalare nella golena del grande fiume... si mi piace.
Partire il giorno prima cosi, con la scusa , passo da Pegognaga dove pranzo con Resia e tutta la truppa, arrivare a Lido Po alle tre del pomeriggio e saltare subito i sella per fare due pedalare qua e la, decidere di seguire il fiume verso est e salire su di un arginello che si inoltra verso l'orizzonte.
E saranno tre ore in sella, qua e la, manco sapendo dove sono diretta e, sinceramente, poco mi interessa.
Non ricordo neppure quanti anni sono passati da quando scesi qua sul Po la prima volta, sicuramente fu durante una delle tante gare fatte con Dado in uno dei circuiti di pianura che facevamo ai tempi.
E ricordo con piacere le gare in golena, quando ci si perdeva lungo il percorso, vuoi per la nebbia o il fango, vuoi semplicemente perché ci si fermava ad un bar per bere qualche cosa, ben lontani dalla trans agonistica di tanti altri.
Le sfinite risate, i panini mangiati da ingordi accompagnati dal Lambrusco, le battute scherzose e le ammaccature delle immancabili cadute.
Eppure si stava bene, i graffi si portavano con orgoglio ed erano medaglie da mostrare orgogliosi e poco contava se non facevano pandan con il vestito della festa, a noi piaceva cosi.
Sono passati anni ed ora, da qualche tempo, scendo da sola in camper, vuoi perché gli impegni di lavoro non lasciano scelta, vuoi perché il tempo passa e non sempre si ha voglia di rimettersi in gioco.
E mi godo il piatto paesaggio, tanto diverso dal mio, scruto tra le infinite distese di piante piantate come filari verso l'infinito, intravedo il luccichio dell'acqua ed i pensieri vagano...
Solo quando finisco l'acqua nella borraccia mi rendo conto che è ora di tornare verso il parcheggio, il crepuscolo scende presto e vorrei essere nel mio camper di notte.
Ed anche sulla via del ritorno non posso far a meno di sorridere guardando le casupole sparse nella campagna, a ridosso degli argini o più basse, in balia di quel grande fiume che qua comanda e non ci son ragioni, quando decide di uscire dagli argini esce e sommerge tutto.
Dopo la lunga pedalata ho ancora il tempo di soffermarmi lungo le sue sponde e guardarlo, immenso, potente, dalle sfumature verdi ed azzurre. Lascia ampi spazi di spiagge lungo le sue rive, spiagge che altre volte non affioravano.
Quante volte l'ho visto, diverso ogni volta, talmente alto da far paura o sei metri più basso da dovermi sporgere per vederlo scorrere; altre volte ancora dover cambiar paese e location perché si era mangiato parte del percorso. Ancora si scorgono sulle mura del lido le tacche di massima altezza ed alcune sono vicinissime al tetto.....
La notte porta sonno e riposo mentre l'alba porta con se la voglia di risaltare in sella e ripartire.
e cosi faccio.
Altro giro, seguendo parte del percorso fettucciato ed arrivando, poi dopo, fino in paese dove trovo un mercatino con mostra di fiori, piante ed animali....
Torno alla base e vedo che i ragazzi dello Sculazzo, come delle formichine operose, iniziano a montare il campo base,da dove partirà la gara e dove ci saranno iscrizioni e ristoro.
le chiacchiere si susseguono, qua conosco tanta gente, la voglia di esserci ancora è grande ed attaccare il numero alla bici è un po come fare un salto temporale nel passato, quando le gare erano 40 all'anno, quando mi allenavo ogni singolo giorno e la bici era una naturale continuazione del mio corpo. Ora è diverso.
L'età, i malanni e gli acciacchi, questa salute ballerina che non perdona mi fanno allenare poco, il peso sale, faccio tanta fatica ed a volte la stanchezza è veramente tanta per cui me ne vado a dormire presto.
Ma in questi attimi, il rivedere facce conosciute, parlare di gare e percorsi, mi fa tornare indietro di anni e stagioni e mi sento BENE:
Ed è ora di partire; griglia per categorie con appello, e via che si parte.
Il percorso è stupendo, asciutto e veloce, ed il lungo single track mi piace da matti. Su 10 km 8 sono in sentiero, il resto bosco e strada bianca, a parte un tratto di sabbia antipatica.
Ed il primo giro se ne va, segue il secondo che condizionerà, per l'ennesima volta, la mia condizione fisica.
Una buca di sabbia che non riesco a fare in bici, la faccio a piedi senza problemi. Al primo giro sono scesa e risalita seppur a fatica, la seconda volta non va... e l'addetto al percorso molto gentilmente mi aiuta a portare di la la bici, io scendo a piedi..... nel salire lo scosceso scalino di sabbia dal lato opposto sento uno strappo ed una fitta al polpaccio  che mi lascia senza fiato.... devo sedermi per non cadere dal male!!!
Aspetto quasi 10 minuti prima di riuscire ad alzarmi... due passi a piedi usando la bici come stampella, risalire in sella pedalando solo con la gamba sinistra ed a denti stretti arrivare al traguardo.
Il dolore è immane.
Chiedo del ghiaccio agli addetti dell'ambulanza ma sembra solo peggiorare. Mi cambio in camper e vado alla premiazione..... il dolore mi fa sudare freddo, devo farmi aiutare da un amico per tornare al camper con il premio in mano...
Prima di ripartire decido di aspettare un poco, per vedere se miglioro ma non va.....
Il pensiero di dover guidare il camper fino a casa per quasi 200 km mi fa sudare freddo ma in qualche modo devo tornare. Decido di provarci ed arrivare fino a Pegognaga dove, nel caso, chiederò ospitalità a Resia....
Ma tengo botta come dicono gli amici emiliani...
Ed a casa arrivo, verso le 21, dopo aver guidato tre ore a 60/h in autostrada; di solito sono a casa in un ora e mezza ma stavolta è andata cosi.
Decido di rimandare a domani lo svuotamento del camper da bici e cose varie, devo sdraiarmi....
E come purtroppo pensavo, il danno è importante.
Forse i muscoli logorati dall'età, dal poco allenamento, da tanto altro, si sono lacerati profondamente provocando versamento ematico ed ora, giorni dopo, mi ritrovo con la gamba nera gonfia e dolente.
Tra qualche giorno avrò una visita dall'ortopedico specializzato in traumatologia sportiva, ecografie e tac.... ed il responso so già che sarà, per il mio già sbalestrato morale, una mazzata.
Mi chiedo solo se, anche stavolta, sarò in grado di rimettermi in piedi.
O se avrò effettivamente voglia di farlo.
Eppure ero cosi felice di essere tornata in sella, con tanti progetti per la testa, con quei punti fermi fissati li davanti, quell'ambizione di voler fare ancora cose prima di smettere del tutto...... ma di nuovo il destino beffardo mi ha fermata.
E non so più cosa pensare.....

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