La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

Atletica Franciacorta


Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


sabato 7 luglio 2012

24h della Serenissima


Ogni anno decido di fare qualche cosa di nuovo, quel qualcosa di diverso per ravvivare un po’ il panorama del gia fatto, del gia vissuto e stavolta ho optato per alcune endurance che non conoscevo.
All’inizio della stagione è stata la volta della 24h di Cremona, bellissima volo a parte, stavolta mi sono avvicinata a Venezia e per la precisione al Barbarano Vicentino e la terza edizione della sua gara endurance appunto.
Tornata da Carpendolo e la sua notturna, ho il camper già pronto, ci metto Valchiria ancora impolverata, dormo 4 ore e parto ai primi raggi del sole non prima però di aver litigato con il distributore di carburante self service che, quando ci sono gli sconti, chissà come mai, non funziona mai a dovere!
Seguo l’autostrada con calma, sono poche le macchine in giro alle 5 del mattino, ascolto musica e penso a come gestirò questa gara sconosciuta cercando di fare del mio meglio divertendomi e cercando di non farmi del male.
Il caldo torrido di questa settimana mi accompagna fin dal mattino e mi sa che sarà una bella battaglia con caldo e con il sudore, so che il percorso è piuttosto impegnativo ma, come sempre, valuterò man mano senza complicarmi la vita ancor prima di partire.
Esco dall’autostrada e seguo le indicazioni stradali per questo paesino tra le colline vicentine e presto arrivo dalle parti del campo sportivo che fa da base logistica all’evento; sono già tantissime le tende ed i camper presenti, seguo una stradina e dopo aver un poco tribolato ad uscirne parcheggio a 250 metri dal tendone ed all’ombra innanzitutto, in un lungo viale alberato che è parte del percorso di gara.
Mi avvicino alla segreteria, cerco il mio nome nell’elenco degli iscritti ma non mi trovo!!!!
E dire che mi ero iscritta a Cremona con quell’offerta Serenissima+ Val Rendeva e non ci sono…..
Chiamo il “capo” e si risolve tutto velocemente, ho il numero 93 e sono una delle 11 solitarie femminili.
Scopro poco dopo che questa gara è anche prova del Campionato Tricolore solitari endurance e non lo sapevo proprio per cui diventa una sfida nella sfida ancora più dura di quanto di solito è una gara di resistenza.
Mi preparo, salto in sella e giro qua attorno per cercare di capire come è il percorso, arrivo in piazza da dove si partita alle ore 13, mi mangio un gelato con tutta calma e torno al camper per preparare le borracce e tutto quello che presumo possa servirmi in questa lunga pedalata in solitaria.
Avvisano con il microfono che la partenza sarà posticipata alle 13 per poter meglio organizzare l’assistenza lungo il percorso, dovuto al fatto che le previsioni dallo un bollino nero ovvero 41 gradi alle 13 e 45 alle 15… pazzesco, ci si arroventerà pedalando.
Il rischio disidratazione sarà altissimo e dovrò fare molta più attenzione di quanto avevo preventivato all’inizio, il caldo lo patisco parecchio.
Vedo persone che conosco, scambio qualche battuta, mando un messaggio a Patrizia che non vedo da due anni ma che trovo nell’elenco iscritti e ci diamo appuntamento in piazza all’ora di partenza. Verso le 12.30 mi avvio in sella a Valchiria verso la fontana e la linea di partenza, cerco un poco di ombra ed il sole scotta tantissimo, tanto che tutti sembrano volersi rifugiare negli androni e sotto le tettoie ma il caldo è soffocante e c’è ben poco da fare se non bagnare i caschi nella fontana e sperare che il clima un poco cambi.
All’una in punto si parte, con calma i solitari e di corsa i ragazzi delle squadre.
Inizio subito in salita verso il castello e le sue rampe, la discesa lungo i campi e le vigne e cominciamo a capire che saranno 24 ore molto lunghe, 6 km e mezzo con 170 metri di dislivello a giro che si accumuleranno nelle gambe fino a domani alle 13….
Una lunga strada da percorrere.
Il sole brucia, il sudore scorre sul collo e si asciuga subito lasciando una scia di sale che brucia ancora di più…. Dopo due ore ho il cervello che fuma e decido che mi devo fermare, non posso rischiare di stare male, sono qua da sola e dovrò pur tornare a casa in qualche modo domani pomeriggio per cui, torno al camper e mi distendo dopo una doccia….
Sdraiata sul letto sento le gocce di sudore scorrere sulla pelle e sono immobile nel caldo arroventato del mio mezzo e dire che sono all’ombra.
Riesco pure a dormire tre ore ma inzupperò completamente il lenzuolo ed il materasso e devo continuare a bere per reintegrare ciò che ho perduto.
Le bottiglie vuote si accumulano nel sacco della plastica e dire che non stò neppure pedalando, posso solo immaginare come sarà dopo in sella.
Alle sei e mezza mi rimetto in sella dopo un piatto di riso e della frutta al tendone ristoro.
La lunga salita da fare a piedi, quella poco dopo in sella fino in cima alla collina sul nastro d’asfalto ed il passaggio di fronte al camper di Angy che fa da supporter a Nico ed a Simona, passare sotto il nebulizzatore d’acqua per aiutare a scacciare il calore rovente del sole sulla pelle e l’ingresso su di quella specie di terrazza naturale che porta sui vigneti con il castello in fondo a cui si arriva dopo il passaggio sotto la torre; uno spettacolo di territorio che si apre davanti agli occhi, le decine di terrazze coltivate a vite e le colline a perdita d’occhio dove si intravedono rocche e cascine…. Bellissimo.
Dopo il passaggio davanti al castello si discende un ripido pendio per poi risalire lungo i filari e raggiungere una “discesa pericolosa”, lunga e smossa ma che si fa senza troppi problemi con un poco di attenzione, un'altra salita dura e lo scollinare in cima dopo vari Sali scendi tra le vigne, un'altra discesa tosta con pietra e radici che finisce con una brutta curva a destra e via lungo la strada bianca e l’argine poco dopo per raggiungere, dopo circa un chilometro, il traguardo e ripartire.
Ogni giro è come segnare un punto sul proprio tabellone personale, dai che si riparte.
In compagnia di Patrizia pedalerò fino alle tre del mattino, una sosta per mangiare qualche cosa e poi ripartire guardando l’alba dalla cima della colina con il castello alle spalle.
Uno spettacolo.
E vedere Matteo il fotografo appostato lungo la discesa che faccio urlando come una pazza mentre lui mi fotografa ridendo ed accorgermi che, nonostante il caldo, la stanchezza, la sete ed i dolori alle gambe la giornata sta passando e sembra un attimo solo trascorso ed invece l’arrivo si avvicina.
Alle 11.30 mi fermo, pausa caffé e via ma con la macchina fotografica in tasca, voglio un ricordo di questi posti da portare a casa e saranno parecchie le foto che farò prima di arrivare al traguardo con sosta ghiacciolo in cima alla collina in compagnia di un gruppo di biker di Gardone Val Trompia che ridono come dei matti quando vedono che mi siedo sotto il vaporizzatore d’acqua a mangiarlo!!!!
Avevo caldo, tanto caldo.
E quando mi chiedono: “ma non fai ancora un giro, hai tempo…” rispondo con un” ma neanche se mi pagano, sono cotta”!!!!
L’arrivo al traguardo con Patrizia accanto, mano nella mano come quelli “veri”, la doccia ed il cambio d’abiti e la camminata fino al tendone del pasta party e le premiazioni, scoprendo con piacere che sono 5° di categoria e 7° assoluta tra i solitari……
Ma non è il pacco dono che mi arricchisce ma tutto quello che ci sta attorno: i volti sorridenti dei ragazzi, l’aria carica di energia che si respira e la voglia di fare e di stare qua…. Tutto questo è mio per un giorno.
E poi, come tutto, finisce la festa e si riparte verso casa, guidando adagio su di un autostrada trafficata ed intasata e saranno parecchie le soste dovute alla stanchezza.
Quando arrivo a casa sembra sempre che non sia passato neppure un attimo dalla partenza, Valchiria torna al suo posto, tutto finisce in lavatrice ed io sotto la doccia ma non vi è acqua che riesca a lavare via queste belle sensazioni, le emozioni e l’appagamento che mi da questo mondo fatto di pedali e di chilometri.
Ed ogni volta mi guardo dietro, tra le cose passate, fatte e vissute, posso solo sorridere nel ricordare ciò che ho fatto, a modo mio naturalmente ma con il cuore e con un sorriso… e tra quelle cose, tra quelle persone e quelle emozioni vi è sempre un volto che sembra solo abbozzato e sospeso come un ologramma, diafano come ogni desiderio o ricordo……….. ed ogni volta, ogni “avventura”, ogni singola emozione la dedico a quella parte rimasta dentro di me che , come un pirata, sta volando nel vento, lontano, ma tanto vicino da sentirne il battito del cuore.

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