La nuova squadra

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Atletica Franciacorta

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Il mio credo in queste parole

Il mio credo in queste parole


Il vero leone lo vedi solo fuori dal branco.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza pers eguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualche cosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo maggiore del solo respirare. solamente l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendita felicità.

(P.Neruda)

RICORDATI DI OSARE, SEMPRE!!!!


domenica 15 luglio 2012

La conca di Cespedosio


Non ci sono ma che tengano, è estate e che ci sia Mefistofele, Lucifero o Minosse noi andiamo in giro in bike.
Sono iscritta alla newsletter del Mtb Stezzano da un po’ e mi arrivano sempre le mail dei loro giri, dei percorsi nelle valli bergamasche e delle loro pedalate in compagnia per cui ho deciso di scaricarle tutte ed un poco alla volta valutare come e quando farle.
Compagno di merende da sempre Dado sopporta le mie idee di gironzolamenti in giro in sella potendo prendere il riposo durante la settimana visto che io di domenica solitamente lavoro.
Questo gruppo di ragazzi di Stezzano ha praticamente mappato tutte le valli bergamasche con relativi percorsi, descrivendoli in una sorta di road book che ti dice distanze, altitudine, durata, difficoltà e tutte quelle notizie che possono essere utili nell’escursionismo in mountain bike.
Si parte alle otto del mattino, grigio e nuvoloso tanto da indurmi a pensare di rinunciare ma Dado mi risponde con un : chi se ne frega… e via che si parte alla volta di Zogno ( Bergamo) ; come sempre la strada è un modo come un altro di passare il tempo chiacchierando, sbagliando strada perché non seguiamo le cartine ma è pur sempre una parte del viaggio per cui si sta tranquilli, si ascolta musica e si parla del più e del meno come sempre.
Dalla città di Bergamo seguiamo le indicazioni per la Valle Brembana e poco alla volta ci avviciniamo a quella che sarà la partenza “ufficiale” del nostro giro, la piazza del mercato di Zogno.
Le indicazioni sono chiare e la ciclovia passa a 10 metri dal parcheggio ma prima pausa caffè per una ricarica di energia.
Via che si parte.
Si inizia a pedalare lungo la ciclabile, costeggiando il fiume Grembo ed oltrepassando la vecchia stazione di San pellegrino Terme si continua verso Piazza Brembana.
È una piacevole sorpresa questa ciclabile, costruita lungo il tracciato di quella che deve essere stata una vecchia linea ferroviaria che risaliva la valle, un continuo saliscendi mai troppo pesante e le gallerie che si susseguono l’un l’altra, illuminate quel tanto che basta per vedere senza andare a sbattere lungo il piccolo marciapiede che passa al loro interno, rigorosamente con segnaletica stradale per le due corsie per far si che le bici non abbiano a scontrarsi lungo il percorso.
Abbiamo continuato a pedalare passando accanto ai paesini di San Giovanni in Bianco e Camerata Cornello senza mai lasciare la ciclabile, fermandoci solamente per afre le foto ad una cascata al di fuori di una lunga galleria sormontata da una costruzione di legno tipo casa dei sette nani, una visione veramente piacevole e piacevolissimo è il panorama che si intravede tra una galeria e l’altra, un susseguirsi di cascatelle e vallette che splendono dal tanto verde che le colora.
Ad un certo punto, dal lato opposto alla strada che stiamo percorrendo, scorgiamo il deposito edile che segna la prima deviazione che indica la salita per l’abitato di Cespedosio ed Era.
La prima parte della strada, parzialmente asfaltata, si snoda nel bosco con una serie di tornanti veramente impegnativi con pendenze medie del 15%.
Essendo l’unica strada percorribile e non essendoci deviazioni possibili, ci si mette il cuore in pace e si inizia a salire, a tratti con il rampichino ed in altri con il rapporto centrale e piano piano si sale fino alla cava posta in cima; unico “ problema” il passaggio continuo di camion che dalla cava scendono a valle ma i camionisti sanno che la strada è percorsa da ciclisti e ad ogni curva suonano il clacson lasciando il tempo di mettersi da parte.
Dado arriverà in cima 5 minuti prima di me e sembra meravigliato del fatto che siamo appunto solo 5 minuti!!!!
Dalle cave di marmo in poi la strada spiana un poco e si può godere di una bellissima vista panoramica sulla media Val Brembana e su San Giovanni in Bianco.
Giunti in cima nel paesino di Cespedosio vediamo un cartello che dice “ Rifugio Cespe Aperto” ed il decidere di fare la deviazione di 500 meri per mettere sotto i denti qualche cosa è decisamente unanime! Sono affamata ed assetata.
Quattro pedalate siamo davanti alla porta; un sacco di macchine, gente che passeggia, una piccola chiesetta li accanto dalla forma strana…. Si entra ed in un attimo ci piazzano ad un tavolo con due bottiglie di acqua e due scodelle perché qua di bicchieri non ce ne sono.
Non abbiamo prenotato ed il ragazzo del rifugio ci dice che avremo solo quello che “ avanza”…
Ok va bene tutto… ed il tutto sarà un piattone di pasta fatta in casa con il sugo di pomodoro dell’orto dietro la baita, un tagliere di salumi fatti da lui e del formaggio di malga fatto dal malghese li davanti…. E che dire, tutto buonissimo!
Ed attorno a noi un gruppo di nonni che mangia polenta e spiedo in padella, pane fatto in casa e caraffe di vino rosso!
Dopo il caffè con calma chiediamo il conto e ci chiede 10 €!!!!!
10€!!!!!
È ora di ripartire e dopo aver confermato ad un gruppetto di anziani che eravamo arrivati fin lassù in bike si riparte alla volta del paese e della strada che continua a salire verso Brembilla.
Ad un bivio abbiamo un dubbio e decidiamo di scendere lungo la discesa che va verso un prato dove un gruppo di ragazzi si è radunato con chitarre e tamburi ma ci confermano che… dobbiamo tornare indietro!!!!
Per cui su di nuovo verso l’alto dove , finalmente, incontriamo un bivio dove la strada si divide in due tronconi e si prosegue in discesa ( finalmente) fino all’abitato di Brembella.
Lungo la strada ci fermeremo più volte fare delle foto, la vista è spettacolare, un susseguirsi di piccole valli e montagne, un verde che va dalla sfumatura più scura al chiaro delle foglie novelle e nonostante il cielo sia passato dal nero del mattino all’azzurro dell’ora di pranzo al blu cupo del pomeriggio, l’ho trovato di una bellezza incredibile.
Mi sono fermata a mettere la giacca a manica lunga scendendo, il freddo era pungente nonostante non fossimo aduna quota incredibile ma attorno ai 1100 metri fa decisamente più fresco specialmente se si è all’ombra.

Seguiamo una mulattiera nel bosco che ci conduce al paese di Camerata Cornello dove troviamo il Museo del Tasso, cioè colui che ha inventato il moderno servizio postale.
Nell’antico borgo medioevale il passaggio sotto lo splendido porticato medioevale in bici è veramente suggestivo, tra le arcate di pietra ed il fondo ciottolato veramente ben conservato. Si inizia a scendere lungo la strada asfaltata ora e ad un certo punto intravediamo nuovamente la ciclovia.
La prendiamo e scendiamo per una decina di chilometri facendo a ritroso il percorso dell’andata, arrivando fino ad un ponte medioevale sul quale si sale lungo una lunga scalinata dai gradoni lunghi ed in pietra e seguiamo le indicazioni per il borgo di Oneta.
Qua troveremo il caratteristico borgo con la casa natale di Arlecchino e circondato da case antiche decorate da affreschi notevoli.
Passiamo sotto un arco della chiesetta e scenderemo verso la scalinata in pietra che faremo in sella nonostante la pendenza notevole da cui scorgeremo, guardando alla nostra sinistra, le alture del Monte Molinasco e del Monte Zucco.
Arriviamo al parcheggio da dove eravamo partiti al mattino verso le tre del pomeriggio, carichiamo le bici un macchina, pausa coca cola allo stesso bar in cui al mattino abbiamo bevuto un caffè e dopo poche chiacchiere saremo di nuovo in partenza verso casa.
Ci guardiamo, impolverati e sudati, eppure ad entrambi dispiace che sia già finita, nonostante siano 6 ore che siamo in giro in bike e, mentre andiamo verso l’autostrada per far prima a tornare a casa, già sto pensando al percorso che avevo letto tempo fa, sempre da queste parti, una Valle dell’Inferno di cui non so assolutamente nulla… sarà bene che mi informi, magari settimana prossima…….



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